Aniceto o la bocca della verità

Autore: Giana Anguissola, Giancarla Mursia Re

Giudizio: ****

Sei un bambino di 8 anni e ti attardi a giocare con i tuoi coetanei. Non sei vicino a casa e quando saluti l'ultimo amico chiamato dalla mamma affacciata alla finestra realizzi che a casa tutta la famiglia ti sta aspettando. Devi escogitare una strategia per il processo che ti attende, non puoi mica dichiarare apertamente che hai contravvenuto i precisi ordini del babbo per distrazione o noncuranza. Deve essere successo qualcosa di imponderabile e completamente fuori dal tuo controllo per farti tardare così tanto. Solo una bugia ti può salvare, che altro? Ma deve essere una bugia veramente forte, sennò non servirà a nulla. E la bugia a cui pensi sarà talmente forte che cambierà i destini della tua esistenza.
Questa è la storia di un bimbo bugiardo per necessità e diventato sincero per paura. Talmente ligio alla missione della sincerità da creare scompiglio nella vita familiare perché non trova il senso della misura che la verità deve avere. L'ottenne scopre, a sue spese, che la verità è bene gestirla attraverso elementi di vaghezza, senza volerla gestire con puntigliosa pignoleria. Il tema che descrive il nuovo maestro come meno bravo del precedente, o riferirsi alla vicina di casa come la "vecchia strega" così come è d'uso comune fare da parte dei genitori mette a repentaglio il preziosissimo dono conquistato diventando finalmente sincero.

Avevo 11 anni quando lo lessi per la prima volta ed oggi, che ne ho "pochi" di più, mi sono divertito a rileggerlo con mia figlia.

La mia nonna

La mia nonna si chiama Emilia. E' un po' bassa e cicciottella, ma è agile come una lepre e furba come una volpe.

Però, quando non si può ridere (ora di fare i compiti), si comporta come una vera e propria generale.

E' molto attenta a quello che dico perché non si dimentica mai niente (cioè quasi mai) e quando si dimentica è buffa perché fa cose che non potrebbe fare.

Lei non fa sport ma sembrache ne faccia mille perché gioca con me a pallavolo, a calcio...

Le voglio bene perché mi fa felice ogni volta che la vedo.

Nonna Emilia Catellani Claudia Caiazzo
Emilia e Claudia giocano a pallavolo

Salvatrice di ricci e creatrice di pupazzi di neve

Ricci e pupazzi di neve sono equamente nel nostro cuore :-)

Nota: il riccio ora è libero di scorrazzare nei campi innevati, ammettendo che abbia appreso i nostri insegnamenti. Prima di attraversare la strada si guarda a destra ed a sinistra :-)

Perché mi piace la neve

Ieri mattina mi alzai e sorpresa vidi cadere la neve.

Era candida e cadeva a grossi fiocchi, era brillante come un rubino. Si posava sulla terra come una coperta bianca, pulita e candida.

Calpestandola pareva di camminare sulla carta bagnata perché era fragile e delicata.

Mi piace perché mi attrae con la sua eleganza e quando fuori è tutto scuro copre le case con un manto leggero come una piuma ed anche perché quando uno è arrabbiato la neve penetra nel suo cuore e lo fa diventare gentile.

Mi piace anche perché la neve fa divertire la gente e riunisce la famiglia perché tutti vogliono godersi un po' di divertimento facendo una battaglia a palle di neve o a fare un pupazzo di neve.

La neve è bella anche per un altro motivo, perché può somigliare a diverse cose. Ad esempio quando cade vicino agli alberi sembra una cascata bianca e pura come l'acqua.

Poi quando cade la neve gli alberi sembrano impregnati nella polvere di gesso. La neve è bella perché è la sola cosa che fa diventare felici tutte le persone del mondo.

 

Giudizio della maestra Gianna: BRAVISSIMA

L'inizio dell'avventura di Claudia scritta da lei medesima per interposta persona

Sono nata alle ore 19:30 di lunedì 11 Ottobre 2004, sotto il segno della bilancia e facendo un po' di "rumore". Il mio "lancio" era previsto per il giorno 2 Ottobre 2004, ma stavo bene nella pancia della mamma. Tutto era tranquillo ed ho pensato di attardarmi un pochino in quell'involucro dove avevo vitto e alloggio garantito e non dovevo nemmeno sforzarmi di strillare per ricevere la razione quotidiana di cibo. Una pacchia!

Alla mattina dell'11 Ottobre mamma e papà avevano un appuntamento in ospedale alle 9 per fare l'ecografia di controllo. In quella stessa mattina papà fa uno strano movimento e si blocca con la schiena. Se fossimo superstiziosi questo poteva essere interpretato come un segnale negativo, ma non siamo superstizosi. Mamma spalma la pomata sulla schiena di papà e si parte. Pioveva, non forte, ma pioveva: altro segnale negativo?
Comunque in ospedale ci dicono che va tutto bene, ma visto il ritardo comunque domani mi dovrebbero far nascere ed allora i dottori ci consigliano il ricovero immediato per indurre il parto da subito. Del resto, perché attendere? Cosa avrebbe significato "indurre il parto" lo scoprirò di lì a poco. Quello che i dottori avevano deciso era che non potevo più tardare... che guastafeste!
Va bene, si dicono mamma e papà. La mamma va in astanteria, mentre il papà recupera le borse con i cambi che, previdentemente, avevamo messo nel baule dell'auto e l'ombrello, perché nel frattempo ha iniziato a piovere forte. Si parte con l'induzione!!! Mah, staremo a vedere, io ho pensato: "Comunque se non voglio non esco!!! Fate un po' quello che vi pare, inducete un po' quello che volete, vi voglio vedere entrare qui a spingermi fuori che, devo dire, già sono molto stretta da sola".
Poi, non so com'è o come non è, hanno messo uno strano gel alla mamma, ed io ho sentito il mio caldo ed accogliente involucro iniziare a contrarsi. Oh, piano, cosa spingi! Ma soprattutto chi è che spinge? Da dove sei entrato? Ci sono io qui dentro! Oh, "coso", questo involucro è mio! Ma ti sembra il modo! Sono stata bene per nove mesi ed adesso arriva un maleducato che mi vuole mandare fuori. Insomma che modi, sono una signora!
Per qualche ora siamo andati avanti in questo modo: qualcuno mi spingeva ed io resistevo stoicamente.
Ad un certo punto, verso le 18:30, il dottore decide che era bene che ci trasferissimo in sala parto. Mancava ancora molto, ma c'erano tutti gli elementi per pensare che da lì alla prima mattina sarei nata. Che scatole, tutta la notte con questo andazzo? No, no, no, così non si può andare avanti!
Ci trasferiamo all'ingresso delle sale parto e, per un "colpo di fortuna", non c'è nemmeno una sala parto disponibile. Nel frattempo si sentono grida disumane di una signora che non so bene cosa stesse facendo. Ma io dico, siamo in un ospedale, non è possibile darle un calmante? un sedativo? una botta in testa? Nemmeno stesse partorendo!!!
Faccio il punto della situazione e mi convinco che le cose stanno degenerando. Prima eravamo in una saletta silenziosa e stese su un letto, io e mamma, mentre ora siamo sedute su una sedia scomoda e vicino ad una signora indemoniata che ha deciso di farsi saltare le tonsille sputandole direttamente dalla bocca. Ma io dico, il dottore non poteva verificare prima di spostarci che non c'era posto? Comunque ci chiedono di attendere una mezz'ora, perché una mamma ha appena partorito e devono semplicemente sistemare la camera. E vabbé, facciamo anche questo. Il papà esce per avvertire tutti i nonni che stiamo "partendo", che il lancio avverrà presumibilmente nel corso della notte. Che bello! Ma questo lo pensa solo lui, io non ne voglio proprio sapere di uscire!!!
Poi papà rientra e mentre racconta alla mamma cosa ha detto ai nonni, la mamma sente una contrazione e poi si sente "umida". Si sono rotte le acque? E' ora di scaldare l'acqua calda come in un qualsiasi film / telefilm? Oh, però qui dentro comincia ad essere poco gradevole la situazione, non mi sento tanto bene. Infatti non si sono rotte le acque, c'è stato un parziale distacco della placenta!!! Ma questo noi lo scopriremo solo qualche minuto dopo.
Nel frattempo mamma e papà notata la vasta pozza di sangue sulla sedia e sul pavimento chiamano il dottore che, vista la situazione, si fa serio. In quel momento, eravamo lungo il corridoio, la mamma viene visitata d'urgenza su una barella d'emergenza lungo il corridoio e la visita non è nemmeno indolore. Le luci del corridoio sono spente e non si accendevano e, porca miseria, quando esco da qui dovrò dire due cose al direttore di questo posto! In base a quanto ci avevano raccontato durante il corso preparto una forte perdita ematica è cosa assai seria, quindi ci stavamo un po' preoccupando (certo, anch'io mi stavo un po' preoccupando, cosa credete!). Il dottore, fatte le sue valutazioni, sentenzia che è troppo pericoloso attendere e decide per il cesareo d'urgenza.
A questo punto si mette in moto una macchina collaudata per gli addetti ai lavori, ma per me, mamma e papà la cosa si fa più seria. Va bene, va bene, bastava dirlo ed uscivo subito. Sono ancora in tempo, dai non vi scaldate, non vi affannate, adesso cerco di uscire! Dai, dai, dai, non fate così! Dite al "coso" che è entrato e che spinge da qualche ora, di spingere ancora un po' ed io esco!!! Uffa, ma da dove si esce?
Sono 15 minuti interminabili. Mamma viene depilata e trascinata in sala operatoria. Ora è sotto i ferri con i dottori che cercano di tenerle su il morale. L'anestesista, che stava per finire il turno, dice che per il disagio gli dovrà offrire almeno una cena. Per loro sarà anche routine, ma per mamma non lo è. Però le ostetriche le fanno forza e coraggio. Ed a me ed al "coso" che spinge chi ci pensa? Scusate, ci siamo anche noi qui dentro!
Nel frattempo papà è fuori, in tutti i sensi. Attende notizie, attende notizie, attende notizie. Ha in mano la borsa e l'ombrello, con addosso il giaccone ed uno sguardo vacuo. Fa un gran caldo, ma non sa dove appoggiare questa roba, non pensa a dove appoggiare questa roba. Poi un'infermiera, capito lo stato catatonico di papà, lo avvicina e gli dice: "Può appoggiare tutto a terra."
Passano una ventina di minuti. Io comincio a vedere una luce dove prima era tutto buio. Hanno aperto uno squarcio nella pancia della mia mamma. Ma dico, siete ammattiti!!! Ma io in questo posto non ci voglio più tornare, io protesto, voglio parlare con il direttore, voglio parlare con il presidente!!! Non sono ancora nata e già mi avete rotto la mamma!!!
Mentre rabbrividisco al pensiero della mamma rotta mi sento prendere da due mani guantate che mi sculacciano. Ma non c'è fine a questo calvario!!! Io voglio parlare con un avvocato, uno di quelli bravi, non la passate mica liscia, sapete? Ed inizio a piangere, ma inspiegabilmente non capisco perché le ostetriche sorridono. Questo atteggiamento è incredibile, voglio immediatamente il numero di telefono azzurro: non si può ridere di una bambina che soffre! Papà, vienici a salvare!
Nemmeno il tempo di vedere la mia mamma e mi portano via. Mi mettono su un "fornetto", dove finalmente ho la prima sensazione gradevole dopo ore: un bel tepore. Poi vedo il mio papà. Insomma, per questa occasione poteva anche farsi la barba e pettinarsi decentemente. Però vabbè, lo perdono, purché mi dia qualcosa da mettere in bocca. Io piango, piango, piango, ma oltre che spettinato e barbone è pure gnucco, lui non capisce! Per fortuna c'è una delle sante ostetriche che gli dice: "Ma che padre snaturato. Ma le dia un dito!". E papà mi dà il suo dito indice, finalmente, e mi godo tepore e "ciuccio".
Appena ho realizzato che comunque si sta bene anche fuori, mi prendono e mi appoggiano su un tavolaccio freddo. Ed ora che succede? Sono esausta e riprendo a piangere a squarcia gola. Mi misurano, mi pesano, mi mettono uno strano braccialetto con delle cose scritte sopra e papà deve controllare, ma è chiaro che ora papà non sarebbe in grado di controllare nulla. Poi arriva un signore alto e magro che mi guarda e mi dà un voto: 8. Ma come 8, io volevo 10!!! Io valgo 10!!! Papà, ma che fai, non protesti? Diglielo che sono preparatissima, sulle Olimpiadi che ho sentito per tutta l'estate, sono ferratissima. Chiedete, chiedete, vi posso stupire, so a memoria tutte le cronache di Bragagna! Ma poi sento che questo tipo spiega a papà che sono un po' pallida e non può darmi il massimo dei voti. Ma dove sono capitata, fanno distinzioni sul colore della pelle? Mi sa che è proprio un mondo brutto!!!
Finalmente arrivano anche notizie dalla sala operatoria: la mamma sta bene, anche se non so come hanno fatto a ripararla. Infatti per tirare fuori i miei 52 cm. per 3920 g. hanno dovuto praticare un bello squarcio!!! E chissà dove è finito il "coso" che ad un certo punto ha iniziato a spingere e che non so da dove è riuscito ad entrare. L'avranno mica lasciato dentro? Ora che tutto è finito sarei anche curiosa di conoscerlo, pensa le risate che ci faremo tra 20 o 30 anni davanti ad un bel bicchiere di latte on the rock!
Comunque finalmente mi hanno vestito e mi depositano in una carrozzina. Con il papà, a cui sono sempre attaccata al dito indice della mano destra, iniziamo a percorrere dei corridoi fino a che non arriviamo da una signora ed un signore simpatici che mi visitano. Sono i pediatri che mi omologano all'istante. Queste sì che sono soddisfazioni, mica come quel tipo magro di prima che mi ha dato solo 8!!!
Torniamo indietro per i corridoi e finalmente rivedo la mamma. Oddio, ma che le hanno fatto? E' completamente avvolta in una coperta argentata e trema e le fa prurito il naso. Però meglio vederla coperta, non riesco ad immaginarmi la voragine che ha nella pancia. Mentre penso queste cose l'ostetrica mi prende e mi porta al nido: ehi, sono un mammifero umano, mica un uccellino! Poi ho capito che è un modo di dire e mi sono adeguata.
Vabbè, sono circa le 23:30, la giornata è stata molto faticosa, penso proprio che dormirò profondamente, sperando che in questo carnaio che è il nido si faccia un po' di silenzio: ma cosa avete da piangere, non sapete che il bello viene ora?
Comunque se rinasco garantisco che esco prima!

 

Rappresentazione della nostra famiglia

In occasione del compleanno di papà ho deciso di realizzare una rappresentazione iconografica della nostra famiglia... iconoche!!! Dai papà, ma scrivi bene!!!

Comunque... in azzurro la mamma (come si evince chiaramente dalla folta capigliatura ricciola), in rosso papà (come si evince chiaramente dalle orecchie a sventola) ed infine io. Da notare che siamo in casa ed in basso è possibile vedere la porta del nostro appartamento.

Da sinistra: Barbara, Massimo, Claudia
Da sinistra: Barbara, Massimo, Claudia

Re e regine

Le favole ne sono piene...

Carote e funghi

Carote e funghi con l'omaccino che li ha raccolti

Alcuni abitanti del mare

Un po' di varietà marine

Un uccellino

Un passero dai colori sorprendenti

Pinguini

Due versioni di pinguino

Una barca al largo

In lontananza una barchetta chel'omino ciccio non vede

La spiaggia

La spiaggia e il mare di Lido degli Estensi... mi hanno aiutato un po'...

Le coccinelle e la farfalla

Alcune amiche del parco Amendola

Il mare: una balena, un balenino e due medusine

Le bellezze delle profondità del mare

Il guazzabuglio

Colori e righe...

Il temporale

Nuvoloni grigi sovrastano le nostre teste

L'omino della doccia

Quando in casa sparisce qualche cosa e non si trova più non sono io che la nascondo, ma il nostro omino della doccia

Omino stecco immerso nella natura

Un bel sole, una casetta ed un laghetto per restare a contatto con la natura

Omino stecco e omino ciccio

Al mondo non siamo tutti uguali

Ape chiama farfalla, rispondi farfalla!

Opera al computer che racconta dell'incomunicabilità anche tra insetti. L'ape cerca la farfalla, la questa fugge...

Intrico in alveare

Questo disegno fatto con il computer raffigura un'ape un po' confusa dalla realtà che le propone un groviglio di fili al posto di un alveare come casa. Forse ha conosciuto un ragno?

Prati, fiori, alberi e nuvole

Paesaggio bucolico disegnato al computer con la mamma e con colori sorprendenti... si è mai visto un albero rosso?