Rapporto individuale o rapporto collettivo?

Mi riferisco alle dinamiche che vengono a crearsi all'interno dei rapporti di lavoro.

Faccio due esempi che fatico a comprendere.

  • Nei mesi scorsi, ho avuto modo di partecipare ad assemblee sindacali dove i lavoratori, a fronte di una potenziale lesione dei loro diritti, affermavano che avrebbero contattato il loro avvocato, piuttosto che le organizzazioni sindacali. Ma come, sei in un'assemblea sindacale con tanto di funzionario sindacale e piuttosto che chiedere aiuto e consulenza a lui preferisci percorrere la strada della tutela tramite avvocato?
  • Recentemente un caro amico ha avuto grossi problemi sul luogo di lavoro (roba che si potrebbe qualificare anche come mobbing) e, dopo una prima verifica presso il sindacato, ha preferito farsi tutelare da un avvocato.


Quello che non mi torna in comportamenti di questo tipo è una "sintonia" tra l'operare dei datori di lavoro e l'operare dei lavoratori:

  • i primi tendono ad isolare i secondi
  • i secondi tendono ad isolarsi con le proprie mani

Risultato netto di questa operazione: i primi hanno quasi sempre la meglio!

Mentre comprendo chiaramente i motivi dei "padroni" che hanno certamente agio e vantaggio dal poter trattare con i singoli piuttosto che con il gruppo di lavoratori, non comprendo affatto l'agire dei lavoratori che tendono ad isolarsi. Forse pensano di poter ottenere vantaggi maggiori, oppure di saper tutelare meglio i propri interessi, ma è chiaro che si infilano da soli in una situazione dove la controparte ha tutti gli strumenti e loro hanno solo il codice. E si sa che il codice si presta alle interpretazioni di un giudice e che non sempre chi ha ragione riesce a far valere i propri diritti.
Per altro c'è anche un impatto economico non trascurabile. Infatti il costo di un avvocato è decisamente superiore a quello che potrebbe essere il costo del coinvolgimento del sindacato.

Temo che questi atteggiamenti siano figli del nostro tempo. Se per i nostri nonni e bisnonni era chiaro che l'unico modo per poter fronteggiare chi aveva le redini della società attraverso il suo potere economico era restare uniti, per noi nipoti "smaliziati" l'unione e la condivisione è quasi un disvalore. Per cui il sindacato diventa un "di più" che si frappone tra le naturali trattative che il singolo può paritariamente avviare con il datore di lavoro.

Ovviamente questa è una pia illusione. Non a caso i datori di lavoro, che non sono nè stupidi, nè sprovveduti, cercano proprio di frammentare la "massa dei lavoratori". Evidentemente avranno un beneficio da questo modo di operare.

E' veramente un peccato che i lavoratori non colgano il pericolo di questo atteggiamento che, come detto, è figlio del nostro tempo e del "rampantismo" e "berlusconismo" che affonda le sue radici nei favolosi anni '80. La nostra società mitizza l'agire del singolo a discapito dell'agire collettivo e di conseguenza rende icona del successo il self man made ... non vorrei che però così facendo i tanti lavoratori incauti possano diventare dei self man broken