Il tutto parte da una notizia che ho letto su un sito molto interessante e che spesso frequento: http://www.bloggoverno.net/. Il post a cui mi riferisco lo potete legge qui e racconta di un'iniziativa simbolica di risarcire con 9250 euro tutti gli atleti della
Germania Est che sono stati sottoposti a doping.
Sul doping ho alcune considerazioni personali da fare.
In riferimento all'articolo letto su bloggoverno non mi pare storicamente utile o sensato utilizzare il doping come elemento di critica ad un regime dittatoriale come quello che fu della Germania
Est.
Ci sono ben altre cose per le quali dovremmo condannare tutti l'esperienza socio/politica della Germania Est. Per fare una forzatura dire che il post è centrato sulla Germania Est in quanto regime
dittatoriale che praticava doping di Stato sarebbe un po' come chiedersi del perché la folla affamata chiedeva pane e del perché non le si potessero dare brioches (!!!)
Mi pare evidente che i mali della Germani Est discendano dall'assenza di libertà individuali e collettive tra i cittadini di quel paese. Ora conosciamo compiutamente, comprese le costrizioni
consapevoli o inconsapevoli al doping, le aberrazioni di quella società.
Io credo sia molto utile avviare una discussione franca sul doping ed a mio avviso questo è l'oggetto del post a cui mi riferisco.
Per le aberrazioni della Germania Est (come detto sopra sarebbe necessario parlare di ben altro ed andare ben oltre rispetto al doping se si volesse analizzare realmente lo scadimento etico e morale
di una nazione, votata alla causa comunista, la cui dirigenza non comprese o non volle comprendere che realizzare il comunismo come fu fatto era in antitesi con il comunismo stesso) rimando ad
un'altra occasione, anche se pure questo tema è assai interessante.
Credo che sia rilevante e socialmente utile parlare di doping denunciandone gli abusi anche nelle democrazie come l'Italia. A tal proposito mi piacerebbe che si facesse un passo avanti e non
limitarsi a parlare di doping come elemento utilizzato da una dirigenza politica ideologizzata ed ideologizzante per raggiungere i propri obiettivi. Infatti affermare che in Germania Est abbiamo
assistito ad un olocausto sportivo significa che non possiamo voltare la testa quando le stesse pratiche sono utilizzate nelle democrazie occidentali solo perché queste sono consapevolmente accettate
dagli atleti.
Inoltre affermare che in occidente chi si dopa la fa volontariamente significa ancora una volta voler nascondere la testa sotto la sabbia e non vedere il problema. Adottare questo punto di vista
infatti porta all'ovvia considerazione che non esiste un errore di "sistema" e che le nefandezze che si compiono, anche ai danni di giovani e giovanissimi, siano frutto solo di azioni personali.
Purtroppo non è così, spesso le pratiche mediche sono per lo più sconosciute anche agli atleti stessi.
Credo sia davvero interessante approfondire un dibattito serio sul doping identificando le cause ed i problemi. Questo per evitare di trovarci tra 30 anni ad assistere a "strane" morti, come sta
avvenendo ora a tanti giocatori della Fiorentina degli anni '70. Lo dobbiamo a tutti i ragazzini che si divertono facendo sport e che rischiano di vedersi danneggiare la salute per colpa di qualche
medico o qualche dirigente sportivo arrivista.
Vorrei evitare i luoghi comuni che comunque scagionano sempre le classi dirigenti:
- lo fanno tutti, tutti sono colpevoli, quindi nessuno è colpevole
- sono tutte e sempre azioni personali per cui il capro espiatorio è sempre solo uno
Purtroppo le tragiche esperienze di campioni come Pantani dovrebbero aiutarci a comprendere l'importanza della lotta al doping per poter consolidare una pratica sportiva pulita che è preludio ad
una vita pulita.
Forse nessuno ricorda che il vincitore del giro d'Italia, in occasione della squalifica di Pantani per doping, fu Ivan Gotti. Questo atleta aveva già vinto un giro d'Italia due anni prima, e due anni
dopo i fatti che costrinsero Pantani al ritiro dal giro, ed a un lento degrado psicofisico che lo condusse alla morte, Gotti fu indagato perché nel suo camper furono trovare sostanze illecite
(!!!).
Il vincitore di 7 tour de France consecutivi, Armstrong, è in forte odore di doping per dichiarazioni e testimonianze risalenti a 3/4 anni fa (!!!).
Al vincitore dell'ultimo tour de France, Landis, viene ritirato il titolo perché scoperto positivo la settimana successiva al termine del tour de France (!!!).
E badate, non è solo un problema del ciclismo!
Verrebbe da buttare tutto (e tutti) a mare. Come avrebbe detto Bartali: "L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare!".
Eppure non si può continuare, eppure si deve andare avanti in questo modo, ma per chi? Per gli sponsor? Per il fiume di denaro che scorre nel sottosuolo dei movimenti sportivi, più o meno ricchi? Per
salvare la faccia di qualche dirigente ingenuo o sprovveduto, nella migliore delle ipotesi, o consapevole e consenziente nella peggiore delle ipotesi?
Certo non si va avanti per i tifosi che in tutto questo sono "costretti" ad esaltarsi per imprese che spesso hanno nulla di umano, imprese che sono solo frutto della chimica. Insomma imprese
disumane!
Ora cosa dovremmo fare, gridare alla "frode sportiva"? Gridare all'insospettabile doping privato a fronte del certificato e terribile doping di Stato?
Leggevo che nell'ultimo decennio, quasi nessun vincitore di Giro d'Italia, Tour de France e Vuelta di Spagna non ha avuto qualche problema con il doping. E questo dovrebbe almeno insospettire.
I nomi sono quelli dei campioni di oggi: Simoni, Garzelli, Ullrich, Armstrong, Zulle, Aitor Gonazales, Heras, Landis, Tonkov, Gotti, Olano, Casero, Basso. Tutti sfiorati dal sospetto o addirittura
trovati positivi. Il processo alla Juventus per il doping è stato "dimenticato" a fronte di giocatori che nelle testimonianze erano tanto ingenui e candidi e "disinformati" da indispettire il giudice
stesso.
Ma a che gioco giocano i dirigenti dello sport? La storia non insegna, come purtroppo pare essere ormai assodato.
Ogni volta che esplode il caso ci troviamo di fronte ad un fuoco di fila di commenti che vanno dall'indignata sorpresa alle dichiarazioni di intenti sul fatto che cose di questo tipo non devono più
avvenire. Ma poi? Nulla e come prima ci ritroviamo a dover commentare l'ennesima perquisizione che ha scoperto sostanze proibite nelle macchine di quella società sportiva, piuttosto che di quel
direttore sportivo, piuttosto che di quel medico, piuttosto che di quell'atleta.
Sembra valere il motto "così fan tutti" e naturalmente in questo contesto risulta facile arrivare ad un'autoassoluzione per tutto il movimento: tutti colpevoli equivale a nessun colpevole!
Non possiamo accettarlo! Se il doping di Stato è una piaga che oggi trova un risarcimento simbolico, questo deve avvenire anche per doping privato: l'uno non è peggio dell'altro e
viceversa, entrambi sono la tomba dello sport per come lo verremmo amare.