Mi è capitato spesso di discutere con amici e conoscenti del problema giovanile. Chissà perché deve essere letto come problema quella che è una risorsa, ma le cose stanno così...
In magnifica solitudine mi trovo quasi sempre a "difendere" i giovani, non in quanto portatori in sé di buone idee (Dio me ne scampi, purtroppo tra giovani c'è molta stupidità, come in ogni
"categoria" della razza umana), ma in quanto giovani che devono e possono sbagliare per crescere. Nel senso che sento amici che in gioventù hanno fatto quelle cose, hanno avuto quegli atteggiamenti
che ora condannano nelle nuove generazioni e non riesco a comprendere il perché di questo cambio di atteggiamento (forse che quando erano giovani loro questi atteggiamenti avevano una valenza
diversa?). Mi ricordano il peggio dei luoghi comuni da bar sport negli affollati pomeriggi di pensionati sfaccendati che inframezzano le discussioni sul tempo e sulla nazionale di calcio con qualche
"perla di saggezza" sulle nuove generazioni. Si comincia con un "ah, ai miei tempi non succedevano certe cose" e si finisce con un "ma dove andremo a finire!".
Io leggo in questi modi di pensare una certa ipocrisia ed anche una certa "ristrettezza mentale". Infatti, se è vero che i tempi sono cambiati lo dobbiamo anche ai giovani che sono riusciti in
qualche modo ad imporre una loro "agenda". Purtroppo troppo spesso questa "agenda" è stata tradita dai giovani stessi che sono "invecchiati" non solo all'anagrafe, ma anche nel modo di pensare (cosa
che evidentemente è successa a molti miei amici). E del resto, se ragioniamo in questo modo, non possiamo poi stupirci del fatto che la classe dirigente italiana è tra le più vecchie del mondo!
Quello che è triste non è tanto riscontrare la maleducazione che taluni imputano ai giovani (in autobus comunque ho visto più di un "vecchietto" a cui il giovane di turno, e non il quarantenne,
offriva il posto a sedere), ma rendersi conto che la "freschezza" dei giovani viene annullata dalla pochezza dei "modelli virtuosi" proposti dagli adulti. Non voglio fare un discorso moralista, ma è
inevitabile che una persona che si sta formando sia per natura portata ad assimilare le cose che gli adulti propongono senza essere in grado di dividere il buono dal cattivo.
Quindi
- è "in" avere il telefonino dell'ultima generazione, è "out" esserne privi
- è "in" fare i deficienti a 200 km/h in autostrada e farsi riprendere dall'amico con il cellulare per pubblicare il tutto su YouTube, è "out" girare in bici
- ...
Quello che vorrei dire è che la gioventù non è bruciata di suo, sono i modelli che cercano di incanalarla che spesso sono bruciati. E su questi dovremmo riflettere noi adulti che, non dobbiamo dimenticarlo, siamo stati giovani ed abbiamo "subito" nel bene e nel male l'influenza dei nostri padri e dei nostri fratelli maggiori. Ed ora siamo al bar sport e ci raccontiamo di quanto sciocchi siano i giovani di oggi senza ricordarci di quanto sciocchi siamo stati noi. E non pensiamo nemmeno che tutte le cose sciocche che abbiamo fatto, forse le abbiamo fatte anche per marcare una differenza dalle generazioni precedenti...