Il "comico" Beppe Grillo a me piace moltissimo!
Il "capo popolo" Beppe Grillo a me non piace!
Partendo da questi due assunti vorrei però spiegare perché, pur non amando il "capo popolo", sia condivisibile quello che sta cercando di fare e soprattutto sia assolutamente settario ed elitario
quelle che sono le risposte di politici, giornalisti e commentatori a vario titolo.
Sono diversi anni che Beppe Grillo costruisce i suoi spettacoli secondo lo schema, ormai consolidato, della "denuncia sociale", spesso condivisibile e quasi sempre utile a scuotere le coscienze.
Diciamo che all'inizio Grillo usò la questione morale (i socialisti che rubavano), poi i percorsi che seguì fuori dalla RAI (epurato al pari di Biagi, Santoro, Luttazzi, Fo) passarono dall'ecologismo
all'urbanistica, dai mercati azionari all'anticonsumismo e via per tutti gli ismi che si possono definire. Oggi Grillo riapproda alla questione morale, ma in modo diverso, più ampio: non se la prende
con un solo partito e soprattutto non si pone nell'ottica di irridere semplicemente il potente di turno con le sue battute fulminanti. Propone una soluzione: i condannati in via definitiva fuori dal
parlamento e nessuno in carica per più di due legislature.
Facendo questo ovviamente trascende dal ruolo che lui stesso continua ad assegnarsi: il comico. Non dico che travalicare i confini di quello che è stato il suo impegno fino ad oggi sia sbagliato,
anzi, dico solo che Grillo dovrebbe prendere coscienza, se ancora non lo ha fatto, che non viene più percepito come comico, ma come "politico". I navigatori di internet non leggono il suo blog per
farsi qualche risata, ma lo leggono per vedere che opinione ha Grillo quel giorno. La cosa non è insignificante: quando arrivi ad essere un personaggio che "fa opinione" non sei un "semplice" comico,
ma sei un "politico" (nel senso che prendi attivamente parte alla vita pubblica). E' quindi puerile, serve solo a tirare l'applauso, dire che il ministro Mastella che
risponde a Grillo è paragonabile a Gordon Brown che risponde a Mr. Bean. Le due cose non stanno insieme perché Grillo non sta facendo più il comico. Ripeto, è legittimo che Grillo voglia fare
qualcosa di diverso, ma se lo dichiarasse apertamente credo che farebbe chiarezza.
Detto questo a me non piace il "capo popolo" Grillo quando utilizza argomenti che stimolano gli istinti più bassi delle persone, o della gente come dice lui, per ottenere consenso. Se lo fai per
tirare un applauso ha un senso, se lo fai per ottenere consenso ovviamente il senso cambia. Chi lo accusa di demagogia e populismo non ha tutti i torti. Però anche ammesso che sia demagogico e
populista non è certamente peggiore di Berlusconi che promette 1 milione di posti di lavoro o di Prodi che promette di superare la legge 30. Come dicevo prima è il ruolo che cambia.
Al di là della mia simpatia per il "politico" Grillo, sono al contempo sconcertato dall'imbarazzante reazione dei politici e dei giornali che invece di criticare Grillo per le sue proposte, anche
ritenendole demagogiche e populiste laddove incorrono in questo atteggiamento, criticano Grillo per la sua vita privata e per il suo passato. Lo si vuole screditare, ma non argomentando sulla
sua proposta politica, bensì sulla sua persona. Così facendo sono i critici di Grillo a compiere un'operazione demagogica e populista. In questo contesto Scalfari che afferma che Grillo e chi ha
partecipato alle sue iniziative possa essere in qualche modo affiancato allo squadrismo fascista del 1919 mi fa una grandissima tristezza. Questa reazione scomposta e paradossale della politica e dei
commentatori politici dimostra certamente una cosa: Grillo ha colpito nel segno!
Ricordate i girotondini? All'epoca erano molto apprezzati da Scalfari, eppure avevano modalità e intenti che non si discostano molto da quelli di Grillo. Loro identificavano nella dirigenza del
centrosinistra un elemento vecchio da rinnovare. Hanno clamorosamente fallito, perché i D'Alema, i Rutelli, i Fassino sono ancora lì. Forse i girotondini erano squadristi? Direi proprio di no. Oggi
Grillo ravvede nella classe dirigente tout court un elemento vecchio da rinnovare, soprattutto se colpevole di reati. Spiace che invece di dimostrare con i fatti che così non è questi politici si
accapiglino con Grillo sui soldi presi ad uno spettacolo, piuttosto che sul panfilo che affonda, piuttosto che su un incidente stradale di 26 anni fa.
Facendo questo i politici dimostrano che quando Grillo grida che il re è nudo ha ragione da vendere.