Sentenza insindacabile e definitiva di mia nonna che bandì definitivamente la crema spalmabile alle nocciole dalla sua dispensa. Non c'era possibilità di appello: l'osservazione "scientifica"
effettuata garantiva questo esito pericolosissimo e da contrastare con ogni mezzo. La proibizione fu la scelta più semplice.
Il primo che ci andava di mezzo ingiustamente era naturalmente mio cugino che pure non mostrava alcuna predisposizione alla febbre. Nonostante la sua immunità al "terribile" veleno Ferrero gli
venne sospesa seduta stante la somministrazione. Il motivo era di equità tra cugini: Massimo non la può mangiare, Alberto non la deve mangiare. Incontestabile.
In fondo io non mi sentivo nemmeno tanto in colpa nei confronti di mio cugino perché:
- Alberto veniva raramente a casa dai nonni e quindi poteva sbafare tutta la Nutella che voleva in altre sedi;
- aveva la straordinaria capacità di rompere i giochi e spesso quei giochi erano i miei. Ho ancora le lacrime agli occhi quando penso alla mia stupenda mini minor extra large priva dei semiassi e delle 4 ruote;
- aveva l'abitudine affettuosa di svegliarmi dal pisolino pomeridiano tirandomi i capelli.
Quindi una punizione divina la doveva pur subire. :-)
Del resto però, anche in assenza di Nutella, la merenda era sacra ed inviolabile, un diritto inalienabile per un qualsiasi bambino: ore 16, cascasse il mondo, a tavola con mani ben lavate. E si poteva passare da una scadente mela grattuggiata con limone ad un'esaltante scodellino di crema ancora calda. In mezzo ci stava un mondo: zabaione, frutta, panini con salumi o marmellata, torte, stria, pizza, bomboloni, bignè,... E poi, a degna conclusione, una scaglia di cioccolato, possibilmente fondente, che veniva scalfita da forme mastodontiche, talmente grandi che non le vedevi decrescere nonostante i prelievi quotidiani. Erano lì, immutabili, perenni. Tu aprivi lo sportello della credenza e vedevi il cartoccio color carta da pacchi racchiudere l'inesauribile cioccolata. Elemento fondamentale per dare l'energia ai pargoli di casa.
In realtà una regola ferrea di mia nonna era che nessuno, senza il suo permesso, poteva aprire la credenza. Si mangia alle 16 quello che passa il convento, ma poi basta, se ne riparla a cena.
Solo mio zio, quando veniva a prendere mio cugino finito il lavoro, aveva la possibilità di accedere alla "torta di passaggio". La torta di passaggio era una ciambella che mia nonna faceva ogni due giorni da affiancare come "rinforzino" alla merenda, perché: "non si sa mai che alle povere creature resti un po' di fame".
Nonostante la privazione della Nutella sono sopravvissuto bellamente. Ora proverò a spiegarlo a mia nipote ;-)
- Alberto veniva raramente a casa dai nonni e quindi poteva sbafare tutta la Nutella che voleva in altre sedi;
- aveva la straordinaria capacità di rompere i giochi e spesso quei giochi erano i miei. Ho ancora le lacrime agli occhi quando penso alla mia stupenda mini minor extra large priva dei semiassi e delle 4 ruote;
- aveva l'abitudine affettuosa di svegliarmi dal pisolino pomeridiano tirandomi i capelli.
Quindi una punizione divina la doveva pur subire. :-)
Del resto però, anche in assenza di Nutella, la merenda era sacra ed inviolabile, un diritto inalienabile per un qualsiasi bambino: ore 16, cascasse il mondo, a tavola con mani ben lavate. E si poteva passare da una scadente mela grattuggiata con limone ad un'esaltante scodellino di crema ancora calda. In mezzo ci stava un mondo: zabaione, frutta, panini con salumi o marmellata, torte, stria, pizza, bomboloni, bignè,... E poi, a degna conclusione, una scaglia di cioccolato, possibilmente fondente, che veniva scalfita da forme mastodontiche, talmente grandi che non le vedevi decrescere nonostante i prelievi quotidiani. Erano lì, immutabili, perenni. Tu aprivi lo sportello della credenza e vedevi il cartoccio color carta da pacchi racchiudere l'inesauribile cioccolata. Elemento fondamentale per dare l'energia ai pargoli di casa.
In realtà una regola ferrea di mia nonna era che nessuno, senza il suo permesso, poteva aprire la credenza. Si mangia alle 16 quello che passa il convento, ma poi basta, se ne riparla a cena.
Solo mio zio, quando veniva a prendere mio cugino finito il lavoro, aveva la possibilità di accedere alla "torta di passaggio". La torta di passaggio era una ciambella che mia nonna faceva ogni due giorni da affiancare come "rinforzino" alla merenda, perché: "non si sa mai che alle povere creature resti un po' di fame".
Nonostante la privazione della Nutella sono sopravvissuto bellamente. Ora proverò a spiegarlo a mia nipote ;-)