Sull'esistenza della differenza di genere

Lettera ad un ipotetico "insopportabile so tutto io" con buona pace per chi invece le cose non le sa e se le studia.

Questo ipotetico figuro nega l'esistenza dell'insopportabile differenza di genere con la stessa foga con cui un bambino negherebbe l'inesistenza di Babbo Natale che gli fa trovare doni a sua sorpresa sotto l'albero di Natale ("se dico che so che non esiste potrebbe smettere di portare i regali che gli ho chiesto consegnando una lettera a mamma e papà", elementare Watson). È per questo che, con tanto di barba bianca, faccio dono di questa lettera da collocare sotto l'albero e per tutti gli "insopportabili so tutto io" sarà festa.

Ehi, tu! So che sai già tutto, si vede dall'atteggiamento, si vede da come deambuli e si vede da come non ascolti. Ma non importa, so volermi abbastanza male da renderti partecipe di cose che tu vuoi tenere nascoste e, nonostante l'esasperante saccenza che mostri, ti scrivo cose che servono a me. Hai capito bene, servono a me. Quindi non ti esaltare, sgonfia il tuo smisurato ego perché non sei tu che mi interessi che, se fosse per me, ti spernacchierei da mattina a sera.
A me interessa l'argomento che mi opprime, che mi intristisce, che mi fa rabbia. Terrò a mente i riferimenti in modo che tu, ogni volta, non debba ripartire da capo per dirmi che tu lo sai ed io no, che tu lo sai ed io no, che tu lo sai ed io no. Sei pedante! Ma cosa sai tu, se neghi che la differenza di genere esiste? Ma cosa vuoi sapere tu che sei un insopportabile peluche? (semicit.).

Il tema della differenza di genere sul lavoro non nasce oggi e nemmeno ieri. Infatti impegna l'ILO (tu già sai che è acronimo di International Labour Organization, ma non tutti sono imparati come te, lasciaci respirare per amor del cielo!) da diversi anni. Sono state prodotte quattro convenzioni di parità di genere di cui riporto i link
- 100 >> http://www.ilo.org/dyn/normlex/en/f?p=NORMLEXPUB:12100:0::NO::P12100_ILO_CODE:C100
- 111 >> http://www.ilo.org/dyn/normlex/en/f?p=NORMLEXPUB:12100:0::NO::P12100_ILO_CODE:C111
- 156 >> http://www.ilo.org/dyn/normlex/en/f?p=NORMLEXPUB:12100:0::NO::P12100_ILO_CODE:C156
- 183 >> http://www.ilo.org/dyn/normlex/en/f?p=NORMLEXPUB:12100:0::NO::P12100_ILO_CODE:C183

Sull'argomento che dici di aver affrontato, signor saputello, affermi che la questione non esiste (digressione: ti piace più riferire il termine "smazzato" che restituisce il faticoso e vittorioso singolar tenzone in cui ti sei gettato a capofitto per negare l'esistenza di una condizione che è sotto gli occhi di tutti e, proprio per questo, molti non la vedono perché la ritengono la norma, ti piace vincere facile, vero?). Io, ingenuo ricercatore di documentazione, perché non sono nato imparato come te, sono tanto ingenuo da non farmi saltare alla mente questo pensiero: "ma che incredibile dispendio di tempo e risorse comuni per una cosa che non esiste!". E no, sono di coccio, non ci ho pensato, per tua sfortuna.
È ILO stessa a darmi una risposta ragionevole. Infatti, nonostante i significativi progressi, le donne non hanno raggiunto compiutamente la parità di genere sul posto di lavoro. Insomma la discriminazione non è che non esiste, esiste solo un po', a volte di più, a volte di meno. Certo se tutti fossero virtuosi come il Ruanda (non è un refuso) le cose andrebbero meglio, ma ILO deve nuotare nello stagno che ha a disposizione e confrontarsi anche con i paesi socialmente e culturalmente più sviluppati (non è un refuso). Questa affermazione potrebbe essere accolta come giustificazione per una struttura che effettivamente non serve molto (ILO, what else?), serve solo un po', ma la cosa sorprendente è che vengono realizzate pubblicazioni che fotografano la situazione in essere che mostra come le discriminazioni non sono invenzioni complottardo-femministe dove viene messo in evidenza il divario di genere nel lavoro in tutto il mondo >> http://www.ilo.org/global/about-the-ilo/multimedia/maps-and-charts/enhanced/WCMS_458201/lang--en/index.htm
Il contenuto di questo link, di facile lettura anche per i saccenti e provato da me medesimo, è interessante perché mostra la distribuzione e le relative differenze di genere esistenti in termini di occupazione, di riconoscimento dell'ammontare delle ore lavorate ed effettivamente pagate, di qualificazione dell'attività lavorativa e delle pensioni, ma è una semplice e rapidissima carrellata, nulla di che.
Una ulteriore pubblicazione analizza le disuguaglianze di opportunità, trattamento e risultati tra donne e uomini che persistono nei mercati del lavoro. La discriminazione di genere si verifica spesso in fase di assunzione, in caso di gravidanza / maternità, nel periodo di crescita dei figli. Insomma le solite banalità degne di un organismo internazionale inutile (ILO, what else?). In tutto questo il divario retributivo tra uomo e donna rimane alto (accidenti "insopportabile so tutto io", lo hai nascosto sotto il tappeto per mostrare che tieni la tua casa di idee linda e pulita?) con l'aggravante che le donne hanno maggiori probabilità di subire violenza sul lavoro, sia essa fisica, psicologica o sessuale (opperbacco! E tua saccenza non se ne cura? Non è che hai smazzato carte da gioco per un poker con gli amici? Forse sì, poveri noi,...) >> http://www.ilo.org/global/topics/collective-bargaining-labour-relations/publications/WCMS_528947/lang--en/index.htm

ILO, non paga di occuparsi di cose che secondo Sua saccenza al mondo non esistono, mostra interesse per la "fantasia perversa" di complottarde femministe, fantasie che sono il portato di una propensione femminile a fare scelte di lavorare meno ore in attività meno retribuite, mentre gli uomini, più propensi al rischio, preferiscono fare lavori più remunerativi come andare in miniera o fare gli operai (ma davvero non ti senti un po' ridicolo nel fare tali affermazioni?). In questa distopia in cui ti trovi ti informo (scusa, tu già lo sai, altrimenti questa non la interpreteresti come distopia, che stupido che sono) ILO ha definito un piano d'azione per rendere operativo il criterio della parità di genere perseguito dall'ILO stessa >> http://www.ilo.org/gender/Informationresources/WCMS_351305/lang--en/index.htm
Letture oltremodo corpose che dubito vorrai esaurire in tempi brevi perché aprire gli occhi dal sonno profondo è fatica, ma soprattutto rimuovere tutta la polvere che hai cercato di nascondere sotto il tappeto deve essere massacrante. Comunque i link li deposito qui per tenerli a nostra disposizione come riferimenti delle "fantasie umane" con cui siamo costretti a confrontarci. 

Depositati i dati ricapitoliamo un po'.

1. Esiste un divario retributivo di genere che è la differenza salariale tra uomini e donne calcolata sulla base della differenza del salario medio lordo orario e non del montante. In Europa l'Italia non è la peggiore, peggio delle donne italiane stanno, tra le altre, tedesche ed austriache. Il senso però non cambia: la differenza sta nella paga oraria lorda >> http://www.infodata.ilsole24ore.com/2016/03/03/lavoro-ce-differenza-tra-uomo-e-donna-lo-stipendio-dice-di-si-per-le-donne-109-in-meno/
Le scelte formative delle donne sono nel tempo state fortemente influenzate da una cultura che le escludeva completamente dagli studi. Non dimentichiamo che le donne hanno conquistato il diritto al voto in Italia nel 1946. Sono passati solo 70 anni per una cosa che ora, giustamente, diamo per scontata. Comunque sia le donne hanno nel tempo ridotto il gap culturale di accesso agli studi. Nel giro di 6/7 generazioni hanno avuto la possibilità di scegliere liberamente la formazione che più le stimola e le gratifica. Questo è avvenuto, per esempio, in medicina più che in altri indirizzi scientifici, ma non vedo motivi per cui la distribuzione, nel tempo, non diventi omogenea e paritaria. La retorica di astrosamanta è stucchevole, ma ci dice che le donne potranno fare anche le astronaute. Sorpresa: gli uomini potranno fare anche i "signori delle pulizie".

1.1 Che le donne guadagnano di meno è un dato di fatto, non una teoria cospirazionistica di stampo femminista. Questa differenza non me la sono sognata dopo una cena abbondante, è una quantificazione successiva all'osservazione di analisti (suppongo ci siano anche maschi, tra le altre, nel pool di analisti che osservano queste dinamiche).
Le donne, pur "costando" meno, sono "portatrici sane di inconvenienti connessi": partoriscono, crescono figli, curano genitori ed hanno un secondo lavoro domestico non retribuito. Sono quindi potenzialmente "inaffidabili". Peraltro da qui nacque l'utilizzo abominevole ed illegale delle dimissioni in bianco ora arginato.

1.2 Certamente fare figli non deve e non può essere definita responsabilità del datore di lavoro, a meno che questo non trovi agio di procedere in modo consenziente con qualche dipendente di sesso femminile (semmai l'esame di coscienza collettivo potrebbe a ben vedere orientarsi verso una valutazione su molestie e violenze nei luoghi di lavoro). Siccome però, liberamente, le donne possono decidere di fare figli (peraltro di norma con uomini) la legge garantisce loro delle tutele. L'ulteriore prova che l'uomo mediamente guadagna più della donna è che la cosiddetta "maternità facoltativa", oggi più idoneamente definito congedo parentale perché fruibile in modo alternativo anche da parte del padre, viene in realtà richiesta quasi esclusivamente dalle donne perché, anche per i motivi sopra citati, hanno un reddito inferiore, quindi, in valore assoluto, il reddito familiare si riduce meno.

2. Qualcuno sostiene (l'"insopportabile so tutto io" tra gli altri) che le scelte di vita e di lavoro delle donne, più che a questioni di genere, pare che siano riconducibili a condizioni psicologiche. Allo scopo si citano esempi del tutto fuori contesto: la scelta di mestieri come manovale / minatore / pescatore non avviene in base ad una predisposizione psicologica orientata ad un reddito mensile più alto (sono tutti mestieri molto faticosi ed assai mal pagati rispetto al parametro "fatica"), ma ad una scolarizzazione non idonea ad aspirare a mestieri meno faticosi e meglio retribuiti. Proviamo a traslare questa valutazione sulle donne e scopriremo che, anche nonostante la scolarizzazione più adeguata, a loro vengono negati o limitati percorsi lavorativi, in generale, o di carriera in particolare.
Una canzone degli anni '70 diceva che "anche l'operaio vuole il figlio dottore". In quel contesto la moglie/madre era una casalinga senza possibilità di scelta, ma quel tempo è per fortuna passato, nonostante un trattamento diversificato tra uomo e donna sia ancora in essere: all'epoca era inibito l'accesso ad un lavoro per gran parte delle donne, oggi è il mancato riconoscimento paritario del proprio lavoro. La società è cambiata, ma le donne sono ancora soggette a trattamenti discriminatori.

3. Infine, ma non meno importante, la violenza, fisica o psicologica che sia. A fronte di X atti di violenza di uomini nei confronti delle donne quanti sono gli Y atti di violenza a parti invertite? Se X=Y la cosa sarebbe riconducibile alla malvagità insita nel genere umano e darebbe conferma che uomo=donna. Siccome però X>>Y io penso che il problema ci sia e vada capito e possibilmente affrontato e non sottovalutato, a partire dal fatto che chi, nella maggior parte dei casi, detiene potere nei luoghi li lavoro è maschio.
Non sono interessato a rappresentare una falsa indole alla bontà d'animo delle donne che sanno essere cattive tanto quanto possa essere un uomo (anzi spesso lo imitano nelle peggiori caratteristiche). Non mi permetto nemmeno lontanamente di affrontare il tema della disparità di genere utilizzando il più classico approccio maschilista: tu donna, io uomo, lascia che ti protegga. Le donne hanno risorse proprie, ma al contempo constato che, ad oggi, c'è un problema di violenza di genere e pure un problema di carenza di pari opportunità e di trattamenti economici e di carriera.

Quindi, esimio "insopportabile so tutto io", mi dispiace per te (in realtà non è vero, non mi dispiaccio per chi nega la realtà per preconcetto e sbatte con il naso sul suo preconcetto), ma questa non è quella che potresti erroneamente scambiare per una ideologia femminista. È, più semplicemente, una constatazione dei dati a nostra disposizione. Se non lo vuoi vedere, purtroppo, il problema non è solo tuo, è soprattutto mio e dello stato delle cose che sarà sempre più difficile modificare: se il problema esiste, ma qualcuno non lo vuole vedere, la mistificazione che conduce a dire che il problema non esiste è dietro l'angolo. Nel mio piccolo non voglio negare a mia figlia la possibilità che pensi "mio padre non ha risolto il problema, però sapeva che c'era e non lo ha sottovalutato".

Questa lettera è stata concepita qualche anno fa e mai scritta in modo compiuto all'ipotetico "insopportabile so tutto io". Purtroppo quasi nulla è cambiato per la gioia dell'"insopportabile so tutto io" che si balocca nell'autocompiacente pensare che se il problema non esiste non c'è nulla da fare per risolverlo.