Rubrica "i Paralleli" - Linus - Gennaio 2023

Autore: Vanni Santoni

 

Giudizio: ****

 

Ho testé letto (testé? Ma come scrivi? Ti sei riletto?) la rubrica "i Paralleli" di Vanni Santoni su Linus (Linus chi? Il deejay o il giornaletto di fumetti? Vabbè, in ogni caso lascia perdere) che mi ha dato risposte, parziali, a personali riflessioni resilienti (resilienti? Fai abuso di termini abusati!). Partendo da Neil Gaiman (lo conosco di fama) che in un episodio minore di Sandman (questo proprio non lo conosco nemmeno di vista) lascia intendere che la maggiore preoccupazione degli scrittori è la sopravvivenza a catalogo dei propri libri (Neil è un cattivello oppure il pensiero ha attraversato la sua testa di persona personalmente afflitta da questa preoccupazione). A rafforzare questa tesi arriva a supporto Bolaño che ebbe a scrivere che il modo più sicuro per garantirsi tale privilegio è vincere il Nobel, oppure morire anzitempo (anzitempo? Sei più vecchio di tuo nonno da vecchio!).

Ed in effetti il parallelo di cui si legge nella rubrica si sviluppa raccontando di 4 libri capolavoro, 2 per ciascuno, di Vitaliano Trevisan e Abdulrazak Gurnah. Il primo defunto precocemente, il secondo vincitore del premio Nobel. Appunto.

 

Al di là di questo "attacco", secondo me assai felice nella rubrica di questo mese, e prescindendo dai 4 titoli di cui scrive con ampi elogi Santoni, libri che io non ho letto, il punto che dà una risposta, seppur parziale, al mio rovello (rovello? Ma tu ti devi far curare da uno bravo!) è laddove Santoni affronta l'accusa di scegliere nomi sconosciuti rivolta al comitato svedese. Lo fa affermando che qualsiasi lettore dovrebbe essere lieto del fatto che quei "buontemponi" da Stoccolma gli suggeriscono grandissimi autori da leggere a lui sconosciuti. La frase è declinata al maschile, ma vale anche al femminile. Questo sentimento di gratitudine però non si manifesta e, al contrario, scattano sentimenti di profonda indignazione. Perché? Qui Santoni mi apre gli occhi ed introduce il concetto che avevo escluso dalle mie miserrime riflessioni: la tifoseria. Ogni lettore vorrebbe vedere assegnato il riconoscimento del premio Nobel a chi piace a lui e spesso all'unico che conosce. Il che non significa che questo "escluso" non possa essere meritevole di gloria. Forse Borges e Roth non sarebbero stati meritevoli? Ma certamente esclude che possano essere tifoserie ad assegnare il Nobel. Le tante polemiche su questa materia che affolla periodicamente media e social media defluiscono dalle curve degli stadi come striscioni arrotolati sotto le braccia di tifosi arrabbiati per non aver visto vincere la squadra del cuore e non lieti per aver assistito ad una bellissima partita.

 

È il tifo, baby, a suo modo una poesia.