Critica della ragion criminale

Autore: Michael Gregorio

 

Giudizio: **


La moda di tirare in ballo la filosofia, ed i filosofi, nei gialli (forse Eco l'ha iniziata con "Il nome della rosa"?) è certamente intrigante, ma a volte i risultati non sono all'altezza delle aspettative.

In questo libro si narra della vicenda di un oscuro magistrato della provincia prussiana, Stiffeniis, che ebbe la ventura di conoscere, giovanissimo, Immanuel Kant e di instillare nella razionale mente del filosofo il dubbio dell'ossessione del Male (proprio quello con la M maiuscola). Quando i due si rincontrano 11 anni dopo, il filosofo è ormai vecchio e forse roso dall'ossessione che lo brucia dal loro primo incontro.

Il magistrato è stato convocato a Konigsberg, città natale di Kant, luogo che il filosofo non ha mai abbandonato, per indagare su alcuni omicidi irrisolti che stanno ossessionando la popolazione. Ma questa non è l'unica preoccupazione della cittadinanza: Napoleone potrebbe attaccare la Prussia da un momento all'altro. Il romanzo vacilla tra la paura del nemico esterno, la paura del il nemico interno e le crescenti incertezze del magistrato che è spesso in balia degli eventi piuttosto che governarli.

Ovviamente il finale è all'altezza di un romanzo giallo che si rispetti, ma l'andamento delle vicende che si intersecano in pochi giorni nella città prussiana non sempre riescono a mantenere alta la tensione dell'investigazione e della lettura. Il libro è godibile, ma avevo ben altre aspettative.