Appennino di sangue

Trilogia composta dai romanzi "Macaronì", "Il disco dei Platters", "Questo sangue che impasta la terra"

 

Autori: Francesco Guccini - Loriano Macchiavelli

 

Giudizio: ***

 

Tre casi di sangue per il maresciallo dei carabinieri Santovito, abbarbicato presso la stazione dei carabinieri in un paesino dell'appennino tosco-emiliano tra il 1939 ed il 1970. Maresciallo meridionale, riflessivo, attento, accanito fumatore solo di sigari, che si ritrova in un paese nel quale fa troppo freddo per lui e dove pare che tutti sappiano, ma nulla riferiscono. A partire dal parroco! La diffidenza montanara nei confronti dell'Arma è palpabile. Troppe cose hanno subito i montanari perché possano fidarsi un po' di più del "carabiniere"... Guccini e Macchiavelli si divertono a tratteggiare questo archetipo di carabiniere trapiantanto in un paese nel quale è straniero e, pur senza essere malvoluto, non riesce a trovare una sponda collaborativa nella popolazione locale.

Da notare la strana situazione nella quale solo il primo caso verrà risolto dal maresciallo come comandante della stazione dei carabinieri, perché il secondo caso lo vedrà coinvolto durante un periodo di licenza ed il terzo caso lo affronterà addirittura da pensionato.

 

L'arco temporale va ben oltre il trentennio citato. In "Macaronì" si arriva alla fine dell'800 con i "compaesani" costretti per la fame e la povertà ad emigrare in Francia attraverso viaggi clandestini per nulla limpidi. In Francia gli italiani sono costretti ad una vita da sfruttati dai padroni, identificati come "nemici" dai lavoratori francesi (i "macaronì" sono anche i "crumiri" e facilmente identificati come coloro che non solo rubano il lavoro ai francesi, ma fanno fallire le lotte dei lavoratori transalpini andando a lavorare anche quando si sciopera rivendicando un giusto salario) ed infine talmente "deboli e disperati" da essere "esposti ed assorbiti" dalla malavita come bassa manovalanza che li sottrae alla fatica ed alla possibilità di morire nelle miniere o nelle fabbriche. Gli italiani sono quindi la feccia della società francese e le cose lette nel romanzo ricordano tanto da vicino l'oggi italiano in cui, tanti ragionamenti che corrono nelle teste dell'italiano "brava gente", hanno identificato un nemico come fecero i francesi a fine '800. Naturalmente un nemico povero in una guerra tra poveri, la storia non cambia e si ripropone identica ed immutata. Queste vicende troveranno il nodo conclusivo 40/50 anni dopo, nel paese tosco-emiliano, quando siamo giunti al 1939. Sarà compito del maresciallo Santovito trovare il bandolo della matassa e snodare l'intricata vicenda. Non senza incorrere nel gerarca fascista che si sentirà "maltrattato" dai modi e dalle considerazioni del maresciallo e che "consegnerà" il maresciallo Santovito ad un destino di guerra sul fronte orientale. Ma questo lo si scoprirà solo nel romanzo successivo.

 

"Un disco dei Platters" è il secondo romanzo della trilogia ed è temporalmente collocato alla fine degli anni '50. La guerra è finita, ma ha lasciato dei segni materiali e morali. Il maresciallo, senza un vero motivo, decide di sfruttare una licenza per tornare al paesello. Lo trova profondamente cambiato dal "progresso". Non c'è più l'osteria, dove Santovito trascorreva le gelide serate con i tre compagni di briscola e tresette, ma c'è un ristobar "plasticoso". Il fabbro, il sarto, il calzolaio sono in via di estinzione. Svolgono lavoretti di risulta perché, se è vero che il dopoguerra ha portato al apese la villeggiatura di cittadini che sfuggono al caldo estivo bolognese, è pur vero che la società sta mutando rapidamente, anche in paese. La villeggiatura una volta era consentita solo alla contessa, oggi è diventata prassi di "massa" che richiede l'adeguamento estivo del paese. Il juke-box ruba il silenzio e costringe i vecchi "amici" del maresciallo a trovare altri angoli per preservare le abitudini di un tempo che andranno perse.
Ma la guerra ha lasciato anche un oscuro tesoro medioevale oltre alle leggende centenarie della "borda", un animale mitologico che uccide chi si avvicina al mulino ed alla pozza che si forma poco lontano dal mulino. Questo è costato la vita ad una camicia nera durante la guerra? E sempre questo costa la vita a due ragazzini nel radioso dopoguerra che dovrebbe lasciare tutto lo spazio alla spensieratezza del juke-box sottraendo tempo e spazio alle paure ed alle sofferenze degli anni bui? Pur in licenza, grazie alla sagacia dell'amica che ha conosciuto in treno, e nonostante l'inettitudine dell'attuale maresciallo comandante della stazione dei carabinieri Santovito risolve il caso. Il lieto fine anche per il maresciallo appare garantito.

 

L'ultimo romanzo, "Questo sangue che impasta la terra", è collocato nel 1970. Periodo di ribellione giovanile ed avvio degli anni di piombo. Santovito ora è in pensione, ma ha deciso di prendere residenza al paesello, nonostante nei giorni della giovinezza si fosse ripromesso di tornare al suo caldo paese meridionale. Vive alla Cà Rossa, la vecchia casa fuori dal paese che fu dell'unico vero amico che aveva trovato tra quei mondi. L'amore per una persona e per i ricordi lo hanno "costretto" a rimanere. Ma qualcosa nella tranquilla vita da pensionato si incrina: Santovito viene "lasciato" dal suo amore ed una amica bolognese chiede il suo aiuto perché la figlia è scomparsa, ma anche l'infermiera del paese chiede aiuto perché suppone che il figlio si sia infilato in qualcosa di brutto. Ormai è chiaro, i tempi che corrono sono tempi molto brutti e per il maresciallo maggiore aiutante di campo in pensione ormai è evidente che nemmeno lui è escluso.
Santovito, seppure controvoglia, non lascia nulla di intentato per aiutare le due amiche. Il suo fiuto da investigatore gli apre strade che i titolari delle indagini non hanno percorso. Questo purtroppo non risparmia un altro morto ammazzato ed il carcere per i figli delle due amiche. La soluzione però è dietro l'angolo, seppure ormai inaspettata ed ancora una volta chi lo aiuta è Lei che nel frattempo è rientrata da una vicenda americana che l'ha profondamente segnata. Il caso è risolto, ma il mondo cattivo continuerà imperterrito ad uccidere ed a far soffrire le persone escludendo, per il momento, chi vive alla Ca' Rossa.