Autore: Emmanuel Carrère
Giudizio: ***
Lettura intensa, sorprendente ed illuminante. Nessuna nostalgia, solo ricordi.
L'arte non è necessariamente delicatezza. L'arte non è necessariamente sublimazione delle cose del mondo: la vita, l'amicizia, l'amore, la morte. L'arte non è, se non sei un artista.
Limonov è la biografia di un artista ed al tempo stesso un romanzo di un guerriero che narra l'avventurosa vita di una "simpatica canaglia", una carogna controversa, ma protagonista sempre
consapevole e volitiva della sua vita e della vita altrui.
Si può dire tutto di Limonov e poi proseguire con tutto il contrario di quanto detto un attimo prima, ma certo non si può dire che sia mai stato un uomo mediocre. Sommo scrittore e miserabile
accattone, grande idealista e controverso uomo d'azione, leader politico ed eroe misconosciuto di una marginale umanità post sovietica, ma tutto vissuto alle massime possibilità delle altezze e
della bassezze raggiunte. Limonov è l'essenza del dissidente sovietico anticonformista che detesta Gorbaciov e celebra Stalin perché chi ha seguito quest'ultimo nell'esercizio del potere non ha
avuto né il carisma, né la forza di sostenere la rivoluzione bolscevica.
Limonov è quello che, quindicenne, gira con il coltello e viene rispettato da tutti perché sanno che lui potrebbe andare fino in fondo. L'arma nella sua tasca non è un semplice oggetto
deterrente, l'arma è qualcosa che certamente alla prima occasione utile Limonov potrebbe utilizzare.
Limonov ha talento da vendere! Talmente tanto che addirittura lo può trascurare perché nella vita vuole essere un teppista, un temuto e bastardo eroe romantico. Scappa negli USA sapendo che non
rivedrà più gli amici ed i genitori. Uscire dall'URSS significa non poter più rientrare. Lo mette in conto, capisce che è atto doloroso e necessario se non vuole avvizzire come gli amici dei
circoli dell'underground e della dissidenza sovietica. Con lui la sua bellissima moglie ed insieme scoprono un mondo inimmaginabile, inspiegabile, per due sovietici.
Abbandonato dalla moglie che vuole percorrere la strada della moda, vive di espedienti inseguendo voracemente l'amore perso di sua moglie e tuffandosi in rapporti omosessuali occasionali mentre
fa il maggiordomo a casa di un miliardario. Poi si trasferisce in Francia dove i suoi testi vengono unanimemente riconosciuti come opere di un artista. Viene celebrato per quello che è e spopola
nei salotti che frequenta da vera "rock star", ma poi sente il richiamo della patria. E grazie alla Glasnost di Gorbaciov può rientrare nel suo paese che non credeva di poter rivedere.
Scoppiata la guerra yugoslava decide di rendersi utile per i compagni e fratelli serbi. Finalmente può diventare un eroe di guerra, il suo sogno infantile, con tutte le contraddizioni e le
nefandezze che la guerra si trascina dietro. Ma lui si tuffa entusiasta e lo scrittore sospende volutamente il giudizio di questa scelta perché la verità ed il giusto non sono mai solo da una
parte. Limonov riesce a sposare cause che l'occidente reputa sacrosante (partecipare alla celebrazione della morte della giornalista Politkovskaja) ed al tempo stesso intrupparsi in vicende per
cui i suoi amici francesi gli toglieranno la stima.
Limonov rientra in patria. Ama il suo paese, l'Unione Sovietica, che ora è diventata una confederazione di stati autonomi. Limonov ha condiviso la brutalità e la povertà del regime, ma vede negli
uomini che esercitano ora il potere dei deboli simulacri dei padri che rovesciarono lo Zar e che difesero il suolo patrio con sacrificio e sofferenza dall'attacco nazi-fascista.
Come somma contraddizione resta profondamente colpito dalle parole di un intellettuale che si dichiara fascista: insieme fondano il partito nazional-bolscevico. Inspiegabile per il passato di
Limonov e non giustificabile con la semplice affermazione di una riduttiva vicinanza degli estremi. Limonov è antifascista, ma prende questa decisione, quasi mistica, per ridare dignità ad un
popolo sconvolto e annientato dal passaggio dal comunismo al liberismo sfrenato che ha arricchito pochi ai danni dei molti. I nazbol, come si chiamano i membri del partito nazional-bolscevico,
vivono nel mito di questo uomo che trascorre, senza contraddizioni o revisioni delle sue idee, 3 anni in carcere con delinquenti comuni perché l'ex KGB lo ritiene un pericoloso terrorista.
Limonov ne esce più forte e più solo di prima. Trova nello scacchista Kasparov la faccia presentabile per contrastare Putin che ha definitivamente consegnato la gloria del comunismo ai neo
miliardari arricchitisi nel sopruso e nella violenza.
Siamo ai nostri giorni. Il romanzo si conclude. La galassia post sovietica ci lascia un artista autoproclamatosi santone di un popolo sprovvisto delle necessarie prospettive per uscire dal
pantano con cui la libertà ha sommerso tante persone ignare del prezzo che la libertà sarebbe loro costato. Le persone che Limonov vorrebbe aiutare con parole ed azioni che sono difficilmente
catalogabili da chi non capisce il nuovo arcipelago gulag in cui vivono i russi.