Ogni storia d'amore è una storia di fantasmi. Vita di David Foster Wallace

Autore: D.T. Max

 

Giudizio: ****

Perché ho iniziato a leggere libri scritti da David Foster Wallace? Per colpa (merito!) di un libro che Wallace non ha mai concepito come tale, ma che il marketing della casa editrice italiana, che detiene i diritti, ha messo in commercio come tale. È una bieca operazione commerciale? Certamente, ma sono felice che sia stata messa in atto ai "danni" economici e "morali" di chi come me non sapeva nemmeno dell'esistenza di questo straordinario autore. Il primo libro di Wallace che ho letto è la raccolta di due saggi scritti per il tennis (di, con, su Roger Federer e le inarrivabili vette raggiunte da questo atleta che viene immortalato in un momento in cui ancora non era stato identificato come il migliore di tutti i tempi) e per i tifosi che frequentano i campi da gioco degli U.S. Open. Il titolo del mio approccio letterario è stato, e lo scrivo in modo laico per non essere accusato di blasfemia, folgorante: "Il tennis come esperienza religiosa". Una "discesa a rete" con la certezza che fare il punto e vincere sarebbe stata cosa fatta: Gioco, Partita, Incontro!
Successivamente ho letto diversi altri libri di Wallace (non tutti, purtroppo) e poi mi sono imbattuto in questa biografia che mi ha fatto conoscere l'uomo e non solo lo scrittore. Sconsiglio vivamente la lettura della biografia a chi avesse intenzione di assaporare prima l'essenza dello scrittore: la storia di fantasmi potrebbe nascondere la storia di amore, perché di fantasmi ce ne sono tanti!
Nella biografia troviamo l'aneddotica più nota e diffusa sul personaggio (certamente Wallace era originale e fuori dai canoni: si dice genio e sregolatezza come se quest'ultima fosse causa della prima, ma per Wallace non è mai stato così), la personalità e lo stile di vita che non penseresti per lo studente modello, quello per cui ottenere il massimo dei voti è la normalità. L'autore ci racconta una persona "controversa" suo malgrado; non è la volontà di Wallace a renderlo "border line", è la sua natura a tenerlo ai margini del sistema ed a combattere per sé e per la sua scrittura. Combattere è, credo, il termine più idoneo per descrivere quello che ha cercato di fare per sé e per la Letteratura (con la L maiuscola) scrivendo le sue opere (che fosse tennis, che fosse tv, che fosse pornografia, che fossero fiere campionarie, che fossero romanzi poco importa). Puntiglioso e pignolo con i suoi studenti (un nazista della grammatica) quanto inerme e svagato per ciò che riguarda i fatti della vita. Emerge una persona che non si può definire mai leggera (anche quando ironizza su tutto e su tutti) ed al tempo stesso nemmeno pesante (anche quando comprende che ha bisogno di aiuto).