I silenzi di Federer

Autore: André Scala

Giudizio: ***

Una rappresentazione del tennis (in generale dello sport?) per la sua visione moderna/contemporanea nell'era del visto direttamente senza filtro del narratore. Federer è un personaggio imperfetto per questo tempo: nella sua perfezione tennistica classica si presta a tradire la rappresentazione moderna del tennis che è mutata nel tempo. Dal vecchio stile del racconto (mezzo) e celebrazione del mito (fine) il tennis diventa cronaca visiva vissuta in diretta su milioni di schermi. Mera cronaca dove l'eroe perde, suo malgrado, l'epopea del racconto. Ricostruire la rappresentazione dell'eleganza del tennis di Federer in presenza del televisivo non è praticabile e quindi si deve ricorrere al silenzio che rappresenta il tennis classico meglio del detto.

Federer è il silenzio, è l'anomalia del non esaltarsi con grida straripanti per il punto appena conquistato, è l'antico piegarsi sulle ginocchia e crollare a terra al momento della conquista del quindici decisivo per la vittoria che contrasta con le ormai usuali braccia alzate, salti ed arrampicate sugli spalti per raggiungere parenti e coach. L'eleganza del movimento del gesto di Federer non è ornamentale è funzionale al suo tennis. Il punto straordinario di Federer non lo coglie mai di sorpresa e successivamente Federer riprende a produrre lo stesso tennis senza turbamenti e nell'impassibilità inaspettata ai contemporanei abituati a ben altre reazioni agonistiche dopo la visione dei comportamenti di Connors. È quello che David Foster Wallace chiamò "momento Federer": raggiungere la perfezione tennistica e la massima efficacia fulminando l'avversario ed il pubblico con un colpo luminoso senza per questo restarne folgorato.

A differenza del tennisticamente inferiore, iper espressivo e visivamente comunicativo Nadal (che nonostante questo sconfigge Federer con innaturale frequenza), Federer è l'eroe nel silenzio, è l'eroe dal gesto perfetto, è l'eroe dalla cui palla si genera luce. Per l'anti eroe (Nadal, eroe anch'esso, come erano eroi sia Achille che Ettore) la palla è pesante ed oscura, pura materia scagliata con una forza ed una potenza inaudita, una palla che segue geometrie sghembe, innaturali, inimmaginabili per l'estetica dei colpi di Federer.

Federer è nel solco di McEnroe e di Sampras, non certo di Connors, meno che meno di Lendl e Borg. McEnroe è l'inventore di una piccola rivoluzione che ha portato un nuovo tipo di gioco (rivoluzione peraltro fatta, in modo molto diverso, anche da Borg). Sampras e Federer hanno esplorato e perfezionano la novità McEnroe garantendo una varietà di opzioni di gioco che i cultori del rovescio a due mani non possono nemmeno immaginare. Gesti bianchi come i completi ora utilizzati solo a Wimbledon.

McEnroe detronizza Borg (che fugge definitivamente al e dal tennis dopo la sconfitta a Flushing Meadows) e lo sostituisce per essere detronizzato da Lendl al Roland Garros per colpa di una volée che non poteva sbagliare. Nel mezzo tra McEnroe e Sampras ci sono stati campioni come Edberg, Becker, Mecir che hanno colto solo in parte quello che invece è stato raccolto da Sampras. Tra quest'ultimo e Federer c'è stato un passaggio diretto, il secondo sconfigge il primo nei quarti di finale a Wimbledon e si piega sulle ginocchia cadendo, come solo un eroe può fare, dopo l'estenuante lotta contro l'eroe avversario.

Saggio affascinante e leggero che lascia spunti di riflessioni sul cosa è diventato lo sport, non solo il tennis, nel momento in cui è mutata la sua narrazione ed il conseguente criterio per identificare i suoi eroi.

Note e valutazioni a margine.

Chi ha scritto questo saggio è un filosofo che mostra una certa dimestichezza con lo sport che ha rappresentato attraverso il giocatore ad oggi più blasonato. Questo "ad oggi" è un non limite perché ogni record è destinato al superamento. Quello che forse sarà difficile eguagliare è quanto distante sia la classe cristallina che ha contraddistinto Federer da tutti i suoi contemporanei (mi sbilancio esponendomi ad una scommessa cieca proponendo in discussione due nomi che, ad oggi, potrebbero avvicinarlo: Gasquet e Wawrinka. Non cito questi nomi pensando che possano eguagliare Federer, ma solo come giocatori che interpretano il tennis nel modo più prossimo al modo realizzato da Federer). Non è quindi casuale che sia attraverso questa figura che Scala getta in campo valutazioni sul tennis e sul suo cambiamento dovuto al concetto di coaching, alla pressione, alla televisione.

Detto questo, omesso forse per necessaria brevità ed irrilevanza rispetto all'argomento trattato, mi sento però di introdurre qualche aggiunta di campioni non citati ad integrazione della disamina che sostanzialmente decorre da metà anni '70.

  • Arthur Ashe: campione capace di gestire il suo tennis con argomenti e varietà prossime a quanto ha realizzato Federer e caratterialmente molto simile allo svizzero;
  • Ilie Nastase: vedi sopra, con la sostanziale differenza che il rumeno era iper comunicativo ed espressivo ben oltre ciò che abbiamo visto anche dopo. Una sua partita poteva avvicinarsi alla rissa in pochi istanti accostandolo caratterialmente al pestifero McEnroe;
  • Adriano Panatta: sciovinismo? Primo amore? Ho costruito il mio servizio ad imitazione del suo? Può essere, ma non citare il talento dell'unico giocatore che sconfisse per ben due volte Borg a Parigi mi pare un peccato, soprattutto perché, in tono minore, Panatta si inserisce nel "genere" rappresentato da Federer;
  • Patrick Rafter: mai vincitore a Wimbledon, ma nessun australiano più di lui lo avrebbe meritato negli ultimi 20 anni. Deve accontentarsi di due US Open, certo non rimasugli;
  • Mats Wilander: certo nulla di più lontano da Federer, ma capace di evolvere il suo gioco in un modo tale da consentirgli di conquistare 3/4 di Slam nel 1988, anno in cui a Wimbledon raggiunse comunque i quarti di finale. Scelse di tirare il rovescio anche in back spin ad una mano e fu criticato dagli esperti che sostenevano che questa possibilità di scegliere di volta in volta gli avrebbe tolto la sicurezza del colpo assai solido se eseguito a due mani. Forse fu così all'inizio, ma i risultati poi arrivarono.
  • Andre Agassi: come puoi non citare il campione, magari come controesempio, che a differenza di mostri sacri come McEnroe, Lendl, Borg, Connors, Wilander, Edberg, Becker, Sampras seppe vincere tutti e 4 gli Slam, seppure in anni differenti?
  • Vijay Amritraj: questo giocatore, a differenza dei precedenti, viene citato. Non è stato un campione, ma ha saputo mettere in difficoltà a Wimbledon, nei quarti di finale, quel tale che risponde al nome di Bjorn Borg. Lo fece perché aveva una sensibilità tale che gli consentiva di colpire la palla in modo "silenzioso" e l'assenza di "rumore" rendeva più difficile al temibile avversario la valutazione della pallina che sarebbe arrivata dalla sua parte del campo. Il tennis è costituiti da scambi che non dipendono in tutto e per tutto solo da te: i sensi sollecitati sono vista ed udito, perdere una parte dell'informazione ti complica la vita. Lo dimostra banalmente la vicenda della Navratilova che ebbe un periodo di appannamento, ma nel momento in cui scoprì di dover utilizzare gli occhiali riprese a dominare il circuito.