Autore: Giovannino Guareschi
Giudizio: ****
Una sana competizione ideologica con tanto di bassezze proprie dell'umana esistenza. Una springsteeniana terra promessa da visitare e la curiosità di vederla anche per chi crede nel regno dei
cieli per la salvezza dell'anima e non nell'umano progresso come fine ultimo e salvifico.
Un sindaco, poi deputato, poi senatore, un uomo che nel partito comunista ha creduto prima e lavorato poi per tutta la vita. Un parroco lontano dalla figura curiale del prete che è. Talmente
combattivi da scambiarsele di santa ragione, ogni occasione è buona. Talmente ingenui da ritrovarsi in situazioni di vicinanza, loro malgrado, anche se schierati su versanti opposti.
Il viaggio premio in Unione Sovietica per i compagni del paesino nella bassa reggiana è l'occasione per toccare con mano le sorti progressive del proletariato che ha sconfitto la reazione e,
per il prete, l'occasione per smontare il sogno in terra. Per quest'ultimo serve il sotterfugio, serve il ricatto, mezzi a cui un prete non dovrebbe nemmeno pensare. Ma stiamo leggendo di
umane vicende e di umane sventure, nulla di meno possiamo trovare. Questa avventura sovietica mostra il vero ed il falso: i bambini non vengono mangiati dai comunisti e la povertà in Unione
Sovietica è tanto simile alla povertà italiana. Povertà materiale e povertà di spirito, senza voler tirare in ballo il divino.
Guareschi era famoso per essere un monarchico cattolico ed anti-comunista, ma fuori dal coro. I libri della serie Don Camillo compongono un ritratto della società degli anni '50 con Guareschi
mai troppo spietato nei confronti dei comunisti (cattivi, ma che operano per il bene del popolo) e mai troppo benevolo per i timorati di Dio (buoni, ma che per quieto vivere si nascondono
sotto la sottana del prete). Su tutti le due figure di Peppone e Don Camillo in una visione bipolare in un'Italia che era ancora proporzionale. Il primo meccanico analfabeta, il secondo
partigiano che ha incontrato la parola di Dio: entrambi dalla parte dei più poveri, ognuno ovviamente con i propri.
I film tratti dai racconti di Guareschi li rivedo con passione. Rete 4 si è specializzata nel trasmetterli in occasione delle tornate elettorali come manifesto anticomunista, come se in
Italia esistessero ancora comunisti come Peppone o parroci come Don Camillo immersi in una società che, attraverso queste due figure, si mostrava per gli interessi contrastanti che la
costituivano.
Tali interessi esistono ancor oggi, ma gli scritti ed i film tratti dai racconti di Guereschi sono chiaramente anacronistici se il ministro del lavoro oggi è il "comunista" Poletti ed i suoi
provvedimenti annientano gli ingenui sogni di Peppone e Don Camillo. Queste figure sono scomparse, non per demerito, ma per disinteresse. Non siamo più abbastanza poveri...