Un lento apprendistato

AutoreThomas Pynchon

Giudizio: ***

Libro composto da cinque racconti dei quali l'autore scrive in premessa i limiti di metodo, di contenuto, di svolgimento. L'apprendistato, del resto, non può che mostrare l'apprendista nelle sue capacità grezze e non affinate dall'esperienza che verrà solo dopo, molti anni dopo.
Nonostante, per affermazione stessa di Pynchon, questi racconti lo imbarazzino al punto da mettere in dubbio di aver scritto quelle cose ed in quel modo, i racconti narrano i cambiamenti a cui siamo abituati per presa d'atto. Veloci ed inarrestabili da lasciare segni certo non indelebili perché tutto scorre. Il soldato non è un eroe di guerra, ma un indolente imboscato sottratto dalla natura e non dalla guerra al suo ozioso trascorrere del tempo per giungere al congedo. Il marito è un errore per la moglie e per il marito stesso. L'entropia è un concetto astratto che non trova una concreta rappresentazione narrativa. Lo spionaggio percorre vie nuove e su strade inesplorate tutto può essere, anche quello che sapevi sarebbe stato. L'integrazione razziale si percorre per convenzioni oscure, segrete, inesistenti soprattutto quando appare libero e naturale l'approdo alla completa attuazione ed innaturale osteggiarla.
La premessa di Pynchon offre una chiave di lettura importante. Seppur prossimo al disconoscimento di ciò che ha riletto a molti anni di distanza cita Frank Zappa che narra il rock come un gruppo di vecchiacci che su un palco continuano a suonarlo. In fondo l'apprendistato, e l'educazione, dovranno sempre esistere, come il rock. Pynchon omette che il rock è un'invenzione recente, ma tutto sommato anche la letteratura a stampa mobile è un'invenzione recente: Gutenberg e Presley saranno tra i vecchiacci che ci accompagneranno da un ipotetico palco per futuri apprendistati? E tra questi forse Pynchon si inserisce, non per immodestia, ma per la consapevolezza di aver percorso un lungo apprendistato.