Digito dunque siamo. Piccolo manuale filosofico per difendersi dalle illusioni digitali

AutoreStefano Scrima

Giudizio: ****

In questo manualetto ci sono piccole, medie e grandi cose che avvicinano o che allontanano. Scrivendo di cose che avvicinano ed iniziando, come si conviene, dalle piccole cose è significativa l'affinità caratterizzata dalla pizzafilia abbinata al segno astrologico della bilancia (sia ben chiaro, qui non si sta scrivendo di vaghe superstizioni e credenze aleatorie, qui si accoglie la sublime fine di una stagione, con la permanenza sempiterna ed universale della pizza che attraversa tutte le stagioni). Se emergesse che questo status è accompagnato da una predilezione per la pizza Margherita annaffiata con birra (solo se non si guida) e preceduta nella prima mattina da una colazione al bar a base di pasta (cornetto) e cappuccino questa, da piccola cosa, assurgerebbe a grande cosa. Poi ci sono le medie cose, quelle che riguardano gli uomini massa distribuiti nei posti più ordinari ed ordinati per essere meglio trascinati dalla massa qualunque sia la direzione. Infine troviamo le cose grandi come quel rissoso, irascibile, carissimo Arthur Schopenhauer. Sì, proprio lui, quello che ci ricorda che la vita è un incessante oscillare tra noia e dolore e che se cogliamo momenti di felicità questa è solo illusoria. Siamo venuti al mondo per soffrire e per dare continuità alla specie, nulla di più. Questi assunti ci conducono ad un'altra cosa grande di cui cantava Guccini narrando del "frate" che parlava di Dio e Schopenhauer. Sacro, profano, sacro è pur sempre un incessante dondolare.

Parlando di grandi cose che allontanano, tanto paradossalmente quanto con certezza, si possono annoverare con ottime ragioni i social media. E di questo l'autore scrive. Ci ricorda quanto la "democratizzazione" del World Wide Web, accentuata dalla nascita dei social media, ha amplificato le nostre propensioni narcisistiche ed egocentriche. Siamo schiavi del "mi piace" a tutti i costi e non ci prendiamo il tempo di pensare bene (da non confondere con la pratica omologata dei benpensanti) ed approfondire per capire cosa scriviamo o cosa rilanciamo. Che sia il vero o il falso, che sia stupido o arguto non ci interessa quasi non ci riguardasse. Tutto deve essere ora, tra 1 minuto sarà troppo tardi, quindi ci esponiamo senza avere consapevolezza dei rischi che corriamo. E ci rinchiudiamo in una "bolla" nella quale un algoritmo ci indica cosa dobbiamo vedere perché l'algoritmo sa che è quello che vogliamo vedere.
In questo è assai felice una metafora raccontata da una collega. Frequentare "amici" sui social media è come essere in un abitacolo di un'auto con altri quattro amici che hanno deciso di andare in vacanza insieme. Il viaggio di andata sarà una soave apoteosi del reciproco rafforzamento delle rispettive affermazioni, la comunanza di intenti per un'avventura prossima e comune. Io aggiungo che il viaggio di ritorno potrebbe avere esiti differenti. La vicinanza non mediata da uno schermo potrebbe condurre altrove.

Giunto a questo punto mi piace raccontare un delizioso aneddoto paradigmatico (qualunque cosa significhi utilizzare questo termine in questo contesto, ma fa tanto "introdotto" e poi il precedente delizioso è sempre parola che cattura attenzioni e "mi piace"). Era il 2008 ed un amico per ricordare il nome del personaggio Disney del quale voleva discettare con mia figlia, massima esperta mondiale dell'argomento, fece una ricerca su Google (oggi si dice googlare, all'epoca forse si diceva ignorare, certamente lo si immaginava anche senza dirlo). Ne seguì l'imperdibile confronto tra "esperti" che si concluse degnamente con mia figlia che propose di prestare al mio amico dvd e libro perché approfondisse l'argomento sul quale aveva profonde lacune. L'amico, sufficientemente pieno di spirito da accettare la "sconfitta" si rivolse a me dicendomi "ti ho cercato su Facebook, ma non ci sei. Se non sei su Facebook non esisti!". Questa semplice frase priva di qualsiasi senso però mi "costrinse" a registrarmi "volontariamente" sul nuovo pianeta digitale dove avrei potuto rimanere in contatto con tutti, anche con gli sconosciuti. In compenso oggi ho perso di vista quel mio amico... Non è vero, ma spero si riconosca per mettere uno schioccante "mi piace" a questo racconto. Mia figlia, al contrario, sarà stimolata all'azione uguale e contraria, mi aspetto quindi uno scudisciante "grrr", ma come abbiamo imparato fin da piccolissimi "bene o male purché se ne parli"!

Come sempre Scrima ci consegna una lettura semplice, lineare, sintetica. Un invito ben chiaro, basta poco, checcevò!

Avevo voglia di leggere un libro e lo ha scritto Stefano Scrima (semicit.)