Autore: Massimo Mantellini
Giudizio: ****
La tecnologia è al servizio dell'umanità perché la "aiuta": "migliora" la qualità di vita, "accorcia" i tempi, "riduce" gli spazi, "aumenta" le capacità umane consentendo di realizzare cose
impensabili fino a pochi anni prima. Allo stesso tempo l'umanità rischia di diventare schiava della tecnologia, ovvero rischia di confondere la tecnologia come fine e non come mezzo per
"accrescere il benessere" di partenza quando quella tecnologia non esisteva. Paragonare qualsiasi esistenza umana tra un'epoca nella quale una data tecnologia non era disponibile e un'epoca
successiva nella quale tale tecnologia è stata sviluppata e acquisita come norma per l'umanità conduce a constatare cambiamenti significativi in termini sociali, artistici, economici,
politici. Questo libro è al tempo stesso circostanziato, perché focalizzato solo su dieci cose, pur affrontando in modo assai ampio quello che hanno rappresentato nelle nostre vite quelle
cose che ora non esistono più.
In realtà il titolo è fuorviante ed impreciso. Fuorviante perché gli oggetti citati non sono semplici oggetti, ma sono l'idea di vita al tempo di quegli oggetti e, in alcuni casi specifici,
sono solo pura idea mancando la componente tridimensionale che caratterizza ogni oggetto nella sua concretezza fisica. Impreciso perché i capitoli sono undici ed il "capitolo fantasma",
utilizzato come intermezzo, è assai gradevole, almeno lo è stato per me.
Non è mia intenzione svelare l'elenco per non togliere la sorpresa a chi avrà la voglia ed il tempo di leggere questo libro. Però voglio avventurarmi in alcune questioni con esempi distinti
rispetto a quelli raccolti e raccontati dall'autore. Immagino a cose d'ampio uso quotidiano, per le quali non saprei pronosticare la fine, senza peraltro poterla escludere. Cosa sarebbe la
nostra vita senza la luce elettrica? Cose comuni come la lavatrice, il frigorifero, l'asciugacapelli, la radio/televisione non esisterebbero. Oggi sono oggetti presenti ed utilizzati in
milioni di case, ma saranno eterni? Immagino che per un cacciatore nell'antichità lo fosse anche l'arco, ma sappiamo che oggi l'arco esiste solo come sofisticatissimo oggetto di sport e non
come strumento per procacciarsi cibo. Chi può escludere che gli abiti così come li conosciamo oggi non saranno sostituiti da abiti usa e getta biodegradabili?
Di questa lettura mi affascina l'ambivalenza che viene raccolta nella relazione che si instaura tra le nostre vite e gli oggetti che le caratterizzano in qualunque forma e modo siano
utilizzati. Nel momento in cui ci accorgiamo che prima di oggi le cose si facevano in altro modo e per farle utilizzavamo oggetti che oggi non esistono più, subentra la nostalgia. Questa
nostalgia è solo per un tempo passato, oppure è anche per gli oggetti? Quel tempo e quegli oggetti ci hanno insegnato qualcosa che ora è nostro patrimonio, oppure si sono mostrati neutri? E
la tecnologia che usiamo ora è neutra o dovrebbe insegnarci qualcosa? In ultima analisi le nostre vite dipendono dagli oggetti che utilizziamo, oppure ne possono prescindere? Gli oggetti sono
mezzi o sono fini?
Buona lettura.