Autore: Gianrico Carofiglio
Giudizio: ****
Le sessioni di fisioterapia sono noiose, accese solo da un dialogo interiore, quello che si imputa come tratto caratteristico dei sedicenni, ma che si accompagna all'esistenza di ognuno per
tutta la vita. Poi dal dialogo interiore, detto e contraddetto con relative reprimende mentali, si passa al dialogo con un essere umano in carne, ossa e protesi all'anca. In comune,
apparentemente, solo la protesi da "assorbire" come parte integrante del nuovo corpo per riportarlo alla normale deambulazione, ma in realtà tra i due si manifesta una "perfetta"
complementarietà che non è mai garantita dal semplice essere umani.
I due sono un sessantenne ed un ventenne. Il primo avviato verso una nuova vita di futuro pensionato, il secondo avviato verso la vita. Entrambi con i dubbi di ciò che sarà, ma con un
sincronico completamento: il vecchio può raccontare, il giovane può ascoltare. Meglio: il vecchio sa raccontare, il giovane sa ascoltare.
Sono due sconosciuti, piombati casualmente nello stesso orario nella stessa sala di riabilitazione. E per puro caso scoprono comuni interessi e comuni dubbi irrisolti che esplorano con
reciproco pudore. In questo dialogo prima creduto fortuito, e poi agognato, si manifestano i necessari aggiustamenti perché ogni racconto è solo una versione di quel fatto. In quanto tale è
fallibile, non è certezza assoluta. Per quest'ultima ci vuole perseveranza, spirito critico, disponibilità a superare pregiudizi, necessità di cambiare gli schemi e fortuna, tanta fortuna.
Perché il caso esiste, a dispetto di chi ritiene che nulla è casuale perché nulla dipende solo da noi. Il presagio sta nel titolo e si materializza nella lettura: questa è solo una versione,
non necessariamente la migliore possibile.