Autore: Jonathan Lethem
Giudizio: ****
Succede, in modo inspiegabile, l'inatteso: una mano invisibile disattiva ogni tecnologia. Le automobili sono ferme, le televisioni sono spente, anche le armi da fuoco smettono di funzionare.
La tecnologia, in qualsiasi accezione possibile, smette di supportare l'umanità. Tutto quello che si dava per scontato non è più disponibile: viaggiare e comunicare sono sommersi dalla coltre
dello stop tecnologico. Non è un blackout istantaneo. È un blocco che si distribuisce nel tempo, ma riguarda ogni cosa che non sia naturale come piante, animali, amicizia, amore, paura.
L'umanità viene rigettata nella preistoria e reagisce per ricostruire la storia.
La società non esiste più nell'accezione nota fino a questo momento. Le comunicazioni sono impossibili, forse una barca francese ha tentato di approdare nella zona, ma è naufragata. Il
protagonista si è trovato per caso in quel territorio prima del blackout totale. Era andato a trovare la sorella nell'est degli Stati Uniti ed ora abita nel piccolo nucleo di esseri umani che
vive di quello che riesce a produrre con le proprie mani. Ognuna di queste persone deve avere un compito utile alla comunità ed il ruolo del protagonista è quello di garzone perché non sa
fare nulla se non scrivere. Gli viene assegnato anche l'incarico di tenere i rapporti con quelli che difendono i confini. Non si sa bene da cosa o da chi, ma questa difesa viene pagata dalla
comunità in natura. Viene narrato un contesto lineare, senza dubbio post apocalittico, ma senza scosse, con una sorta di rassegnata pacificazione.
Poi arriva la "scossa" e si apre uno squarcio "spazio temporale" nel quale il garzone si ritrova protagonista in qualità di amico dell'uomo che arriva dall'ovest con una macchina, una
gigantesca macchina. La tecnologia è sopravvissuta grazie a questo personaggio che narra le sue avventure per attraversare gli Stati Uniti, ma quale sarà il costo per la comunità? Cosa
comporterà l'arrivo dell'uomo che viene dal passato? Ogni cambiamento ha un costo, esattamente come prima dell'apocalisse, però ora è tutto diverso, la storia è diversa e va in un'altra
direzione perché è da costruire e non da ricostruire.
Un'utopia, affrancarsi dalla schiavitù delle tecnologie, che ha il sapore di conoscere cosa si è perso senza sapere cosa si è trovato. Un balzo che mette a confronto le volontà di
sopravvivere con le umane indoli dei singoli che possono confliggere per individuali propensioni ad indagare, ad esplorare, a pianificare, a costruire, a garantirsi la posizione raggiunta,
costi quel che costi, ed a sognare un mondo diverso, ancora diverso, e migliore.