Albero di fumo

Autore: Denis Johnson

 

Giudizio: ***

 

Siamo in Vietnam tra guerriglia, bombardamenti, droghe, spionaggio, violenze sui civili e smarrimento personale di qualsiasi regola di comportamento che si è seguita fino a quel momento. Questo è il Vietnam, apparentemente niente di nuovo, eppure il romanzo si muove su direttrici non convenzionali a cui, soprattutto i film, ci hanno abituato. La guerra fu combattuta sul campo, ma anche altrove e non sempre e solo contro le postazioni nemiche. Una guerra "personale" dentro la guerra anticomunista che muove fili oscuri e che lascia allo scoperto soldati americani perché di un altro reparto, agenti nemici necessari per il doppio gioco, ma bruciati da reparti americani che non ne erano a conoscenza.

 

Il clima della guerra è terribile, ma al tempo stesso straniante, tanto da far dire ad una dei protagonisti che i soldati erano in grado di prendersi cura di cuccioli smarriti e randagi dopo aver massacrato popolazioni indigene: “Fra gli stranieri che la guerra rese irriconoscibili – anche, o soprattutto, a se stessi – c’erano una giovane vedova canadese e un giovane americano che a volte si vedeva come l’Americano Tranquillo e a volte come l’Americano Brutto, e che non voleva essere nessuno dei due, ma avrebbe voluto essere l’Americano Saggio, o il Buon Americano, e che invece finì col sentirsi il Vero Americano e infine semplicemente l’Americano Schifoso.” Il disprezzo per quello che si fa viene sublimato nel disprezzo per quello che si è diventati.

 

Il dopo guerra non sarà di redenzione, ma un inseguimento ad una verità che ti è passata a fianco e della quale non ti sei accorto. Ed anche il finale non sarà lineare. La sottile linea rossa non è narrata in questo libro perché, se c'è stata, i protagonisti non l'hanno percepita. Il nemico erano talpe da andare a cacciare in tunnel infiniti, ovvero americani che sceglievano te come carne da macello del giorno anche se eri un eroe nazionale, figurati che peso avrebbe avuto essere un contadino dell'Alabama.

 

Non è stato un buon mattino e nemmeno una buona notte.