La peste

Autore: Albert Camus

 

Giudizio: *****

 

Forse c'è una nota di presagio che risiede nel fatto che il luogo dove tutto accade sia un luogo brutto. Comune e brutto. Una città mal concepita che volta le spalle al mare, vicinissimo, ma dalla cui vicinanza il clima non trae benefici. Una città ordinaria nella quale le vite scorrono senza sussulti. Tutti i cittadini hanno ruoli definiti, forse definitivi, incasellati negli schemi prescritti da una normalissima città dove ci sono i quartieri per i ricchi ed i sobborghi per i poveri.

 

In quest'ordine, a suo modo rassicurante, da un giorno all'altro, si manifesta la falla: il sottosuolo decide di "spurgarsi". Migliaia di topi emergono dalle fogne per trovare la morte in superficie. Inizialmente la cosa non desta troppo allarme, come se non fosse nulla di più che un fatto della vita. L'emergenza viene vissuta come un problema di nettezza urbana che richiede impegno di mezzi ed uomini fuori dall'ordinario, ma il sentore comune è che prima o poi la città sarà liberata da questa incombenza straordinaria.

 

In realtà il pericolo all'orizzonte è ben altro e le conseguenze non tardano a mostrarsi. Ai cumuli di topi iniziano a sommarsi anche i cadaveri umani. È la peste.

Ha inizio la cronaca dei fatti che interseca le vite dei personaggi nella lotta quotidiana, sia che si mostri attiva, sia che si mostri passiva. Ogni singola aspirazione, speranza, emozione è schiacciata dalla nuova vita alla quale tutti sono costretti. Ognuno si trova di fronte ad una condizione inconcepibile fino a poche settimane prima. La città è chiusa e chi ha l'amore, i cari, lontani non potrà più raggiungerli o essere raggiunto. Pure le comunicazioni sono difficilissime e spesso prive di risposte. Ma anche chi ha la fortuna di avere le persone care vicine è costretto a rivedere la propria condizione. Quello che aleggia su tutti li costringe a ripensare a cosa sono, a cosa vogliono essere ed a cosa possono essere.

 

C'è chi vuole assolvere al proprio ruolo fino in fondo, dottore tra i malati. C'è chi vuole spiegare le ragioni profonde, ma necessarie, dei dolori che si provano, uomo di fede tra i fedeli che non devono dubitare della fede. C'è chi vuole scrivere quello a cui sta lavorando da anni, da quando ha perso la sua amata per negligenza, per non aver trovato le parole giuste. C'è chi vuole tornare dalla sua amata perché, senza di lei, pensa che per lui sarebbe il nulla. C'è chi nasconde qualcosa, forse, di terribile. C'è chi aspira ad essere santo perché non è così ambizioso da aspirare ad essere uomo.

La tempesta sanitaria avvolge la città ed ognuno è avvolto anche da una tempesta personale con i propri dubbi, le proprie paure, i propri bisogni. Tutto ha una fine, anche la peste. Alcuni di coloro che riescono ad uscirne dovranno fare i conti su cosa è cambiato in loro prima che su ciò che potrebbe essere cambiato nel rapporto con chi ritroveranno. Per altri sarà necessario fare i conti su chi hanno perso e non potranno rivedere mai più.

 

La peste non cambia mai, sono gli uomini e le donne che cambiano.