Seneca tra gli zombie. Guida filosofica di sopravvivenza al caos

Autore: Rick Dufer

 

Giudizio: ***


Già nel titolo, e nel sottotitolo, troviamo i presupposti essenziali per la librificazione del testo: il caos, i morti viventi, una (possibile) guida per. Tanto che il buon Seneca potrebbe apparire addirittura ridondante se non fosse che, io credo, Seneca sia solo l'innesco, quella "cosa dalla quale nasce cosa" e che non è mai semplice, o semplificante, o, appunto, orpello inutile ed eccessivo. Che se poi conoscessi Seneca potrei valutare le cose altrimenti, ma questa è una storia che non posso raccontare perché non conosco Seneca.

La cosa che più mi ha intrigato di questo libro è il tentativo di indicare che se una cosa è possibile non è necessariamente (molto) probabile. In una società nella quale tutti sono zombie è possibile che io/tu sia/mo dei loro. Anche se, avendo io scritto tutti, sarebbe contro la logica che anche io non lo fossi con certezza. Come ne usciamo da questo paradosso? Intanto, molto semplicemente, perché quel tutti l'ho inserito io che non ho alcun titolo, ma il punto, a mio avviso centrale, sta nell'indagine alla quale veniamo invitati dal saggio: tu potresti essere uno zombie oppure no, però adesso lo devi verificare tu e se non lo vuoi fare è probabile che tu sia uno zombie.

L'antidoto è pensare autonomamente senza lasciare che altri lo facciano per noi. Con tutte le difficoltà del farlo nel grande rumore prodotto dall'infodemia in corso che tende a rendere circoscritti problemi che in realtà sono illimitati per dare risposte (certe) su tutto e per tutto e per sempre.
Praticare l'esercizio del dubbio è una profilassi antizombificante, ma è necessario dosarlo adeguatamente per evitare il dubbio che paralizza, ovvero per evitare che il dubbio ci attanagli a tal punto da renderci incapaci di affrontare la realtà, e non sto pensando alla scelta tra pizza margherita e pizza quattro stagioni. In tal senso la risposta viene data dal concetto di intraprudenza che vale la pena approfondire, se non altro per la curiosità indotta dal neologismo.
Trovo anche molto interessante la valutazione sul ribaltamento che il concetto di politicamente corretto ha subito che, per come la vedo io, è l'anticamera del "non sono razzista, ma..." e pure la figura metaforica dello "spigolo" che è quell'angolo della nostra vita contro il quale "sbattiamo" e che ci provoca dolore solo se non siamo zombie.

Infine due righe personalissime: leggere un saggio nel quale vengono citati Philip K. Dick, Kurt Vonnegut, David Foster Wallace, mi ha rinfrancato. Anche grazie a questo è possibile respingere l'incipiente zombificazione contro la quale non c'è shampoo che tenga.