Citofonare Hegel

Autore: Paolo Pagani

 

Giudizio: ***

 

I filosofi, e la loro filosofia, sono grimaldelli in grado di rovesciare il comune sentire e scardinare la realtà per indagarla. Rispondono in modo mai ovvio a questioni solo apparentemente ovvie. Non è spirito di contraddizione fine a sé stesso, ma spirito di esplorazione che non smette mai di stupire, anche a secoli di distanza quando, quelle stesse domande e le relative risposte, si dimostrano attuali più che mai.

 

L'autore presenta temi cruciali della nostra vita organizzando i contributi di filosofi e personaggi letterali che sembra parlino a noi oggi. Seppur molto anteriori al nostro quotidiano, questi contributi sono la scintilla scoccata su temi già scottanti nei tempi andati ed ancora presenti.

Contributi che si avviano con la tragedia della guerra che Kant abolirebbe a fronte di Tolstoj che la vede come accidente fatale ed inevitabile. Procedono sulla provvisorietà delle teorie scientifiche che per Popper non possono essere vere ed intoccabile per sempre. Eppoi ci imbattiamo in Bergson che ci dice come non sia possibile descrivere gli accadimenti della vita in una prospettiva calcolabile e quantitativa: le vite umane sono anche altro.

Ben altro, e ne è esempio una domanda attualissima: uomo o donna si nasce o si diventa? Se lo è chiesto la de Beaouvoir molto prima che venisse introdotto il concetto della fluidità di genere. Una volta non vi era dubbio alcuno, erano i genitali che sancivano il genere, ma la filosofa supera il primato meramente biologico ed approda ad una indagine culturale e politica. Socrate dà una sua risposta, seppur non strettamente connessa all'indagine della de Beaouvoir: l'uomo [e la donna] è la sua anima. Chiedere a Gulliver cosa possa significare questo quando ci si ritrova in un mondo differente dal proprio.

L'autore riserva un ampio spazio per tutto ciò che, a mio avviso, attiene alle "dinamiche sociali a distanza": il linguaggio, le fake news e la ragione. I sofisti, "artigiani della parola" (i migliori erano veri e propri artisti) capaci di dire tutto ed il contrario di tutto perché l'obiettivo non è la verità, che non esiste, ma persuadere l'interlocutore. Wittgenstein aggiunge un grado di difficoltà: i nostri pensieri sono ingabbiati dal nostro linguaggio e quindi, per loro natura, limitati dai limiti del linguaggio. Heiddeger ci parla dell'inautenticità, ovvero di quanto non corrisponda al vero quello che viene pubblicato sui social. È solo chiacchiericcio, viene pubblicato ciò che ci si attende. Sui social indossiamo l'armatura forte e romantica con la quale conquisteremo l'amore e la gloria come Don Chisciotte che combatte i mulini a vento per conquistare Dulcinea.

Non dobbiamo cercare di "scansare" i pregiudizi perché secondo Gadamer il superamento di ogni pregiudizio, apparirà a sua volta come un pregiudizio che pure è parte essenziale per interpretare ciò che leggiamo: il pregiudizio ci può aiutare a comprendere e non è necessariamente negativo. Sui social media siamo tutti dei Pinocchio, l'autore precisa insopportabili Pinocchio. Ci dichiariamo interessati ad apprendere, ma senza fare la fatica necessaria per apprendere. In fondo per lo scettico Pirrone non possiamo aspirare alla verità, possiamo solo accontentarci di ciò che percepiamo e rimanere imperturbabili e ricchi nella nostra assenza di opinioni proclamandoci liberi da qualsiasi dogma. Se non ci sono fatti, ma solo interpretazioni, la realtà è un accumulo di punti di vista che non fanno luce sulla verità che siamo impossibilitati a conoscere. Cercare la verità è un'intenzione, ma come tutte le avventure umane è fallibile. Ed Husserl ci spiega come la realtà sia la composizione di diversi punti di vista soggettivi e sempre parziali.

Per tornare all'analogico l'autore affronta due colossi: lavoro e natura. Per il primo si chiede come sia stata possibile la sua svalutazione nonostante la prominenza valoriale nella nostra Costituzione. Marx ha intuito che il capitalismo è un sistema che conduce a periodici e distruttivi tracolli. Il capitalismo è cambiato dai tempi di Marx per sopravvivere e mantenere nel profitto la sola linea guida. Keynes cerca una via etica all'economia, ma tra le sue ricerche e soluzioni e le teorie di Marx troviamo il ragionier Fantozzi, sfruttato, vessato, umiliato, costretto a vivere per lavorare. Detto altrimenti, uno schiavo.

Non meno drammatiche sono le vicende che riguardano la natura. Secondo la teoria di Darwin non esiste un progetto universale precostituito dal Supremo che ha creato ogni cosa, ma il tutto che vediamo è risultato di lenta evoluzione. Quindi non un Dio, ma un Bio e, come per il contemporaneo Marx, si staglia sull'orizzonte l'idea che non è Dio che ha creato l'uomo, ma l'uomo che ha creato Dio. E dire che Darwin aspirava ad essere un religioso di campagna. Prima di questi due rivoluzionari frequentò questa pianeta un rabbino mancato, cacciato dal Portogallo perché ebreo ed accolto in Olanda, ma cacciato come eretico dalla sua comunità perché sosteneva che Dio è la Natura. Con tanti saluti all'immagine antropomorfa che ci siamo fatti del Creatore.

In conclusione la partita si gioca, tra due tedeschi e due francesi, su ragione e credere. Hegel che intorno e con la ragione costruisce un sistema mastodontico in grado di afferrare, collocare e spiegare il tutto attraverso la dialettica (ipotesi, tesi, sintesi). Sistema talmente potente che può essere utilizzato per smontare sé stesso (Marx docet). La ragione trova un'accezione ben diversa quando viene identificata dall'illuminista Voltaire come l'elemento essenziale per convivere. Senza la ragione sarebbe tutto un gran guazzabuglio. Come dargli torto?

Un altro francese, geniale, approda al credere per via matematica. È una scommessa statisticamente vincente e per lui la fede diventa anche l'unica cosa per cui valga la pena vivere. Al contrario il distruttivo Nietzsche, colui che filosofeggiava con il martello, vive la stagione in cui la scienza pare essere in grado di spiegare tutto. Viene meno la necessità dell'autorità cristiana perché sostituita dalla nuova autorità della scienza. Dio è morto e siamo noi che lo abbiamo ucciso.

 

Una lettura semplice, ma per nulla semplicistica. L'obiettivo di attualizzare pensatori passati sposa con chirurgica precisione temi che sono la nostra quotidianità. Citofonare ad Hegel è una sfida stimolante. In tutti i casi, se lo cercate, non fatelo all'ora di colazione perché sta leggendo il giornale, il social media ante litteram. Nessuno è esentato dal cercare di capire dove si trova ed ognuno deve avvalersi degli strumenti a sua disposizione, con l'accortezza di non farsi ingannare dagli stessi.