Autore: Giorgio Fontana
Giudizio: ****
Questa è la storia della famiglia Sartori nata da un atto di vigliaccheria e da un atto di amore. Sono friulani a bevono vino solo due volte al giorno: a pasto e fuori pasto.
Il capostipite, in realtà veneto, diserta durante la rotta di Caporetto e viene accolto da una famiglia friulana. C'è poco, ma ce n'è per tutti anche per chi ha paura della vita prima che della morte. Nella ristrettezza nasce l'amore tra il fuggiasco e la primogenita, "Dai, bel biondino, proviamo a volerci bene". Lei rimane incinta, ma per paura il fuggiasco scappa e bisogna riportarlo a casa, perché per il padre di lei è preferibile che il nipote abbia un padre invece di restare orfano. E del bene i due ragazzi se ne vogliono, ognuno a suo modo, come succederà anche per gli eredi a venire. Un disegno di lei, che li raffigura, li accompagnerà oltre la tomba.
La famiglia cresce nel corso del secolo breve che è un lunghissimo secolo di rimorsi e recriminazioni e sofferenze e contraddizioni. Il fascismo a Udine, la seconda guerra mondiale, l'armistizio, il fratello morto di bontà in Africa, che strano che era, solo lui avrebbe potuto morire di bontà e lo fece. L'antifascismo, ma in città e non sui monti, con l'odio in cuore ma con l'amore nei confronti della madre che lo ha voluto tenere con sé ad Udine. La lotta comunista clandestina e poi, nel dopo guerra, in fabbrica. Le poesie minori del poeta minore, democristiano, salvato alla guerra nascosto in una chiesa. Il trasferimento a Milano ed il ricollocamento familiare, due fratelli vicini, ma che non potrebbero essere più lontani. L'anarchia ed il partito radicale tra le rivolte studentesche e l'amore giovanile. La nuora che abbandona marito e figlio per fare la missionaria in Africa, troppo amore rende cattivi per i cari. Poi il reflusso. I nipoti e pronipoti legati tra loro in forma epistolare e clandestina, con i padri e nonni slegati per orgoglio e pregiudizio. Il tumore e la senilità colpiscono e spengono le passioni per le rivoluzioni, politiche, musicali, sessuali. Ed infine la lettera della capostipite, mai aperta dal destinatario, il primo genito appena morto, che spiega l'inizio sconosciuto e nella quale s'interpreta e si riconosce la vera destinataria.
Un secolo trascorso non è tempo passato o fuggito, ma vita vissuta senza altre possibilità se non viverla. Nella buona o cattiva sorte, che si creda in Dio o che si creda in altre divinità come le parole, la pace, l'amore, l'uguaglianza, la giustizia in terra e non nella vita eterna.