Il sentiero dei nidi di ragno

Autore: Italo Calvino

 

Giudizio: ****

 

La guerra di liberazione vista attraverso gli occhi di un bambino, Pin, che dimostra la sua personale "resistenza" a cattiveria, ambiguità, incomprensibili comportamenti degli adulti ed al tempo stesso la lontananza dal mondo dei sui coetanei. Con un segreto che lui solo conosce: i sentieri dei nidi di ragno.

 

Un bambino orfano, cresciuto con la sorella che si prostituisce e va con i tedeschi. Lavora come garzone da un calzolaio che entra ed esce di prigione più per nomea che per reali responsabilità. Frequenta gli uomini dell'osteria che ipotizzano di organizzarsi nei gap. Più chiacchiere da bar che reali intenzioni.

Il fatto concreto però è che lui, il bambino, compie la prima azione. La sua è un'azione dalla quale non si può tornare indietro. Catturato riesce a fuggire dalla villa, riadattata a carcere, con l'aiuto di un ragazzo già partigiano. I due si perdono di vista e Pin decide che se ne deve andare da lì. Nel corso del cammino intrapreso senza meta incontra un omone, un partigiano, che lo porterà in montagna nella formazione di cui fa parte. Sarà il suo vero amico, l'adulto che Pin, nonostante tutto, sente più vicino, l'unico che lo tratta da pari.

 

Nella testa di Pin convivono le fantasticherie di un fanciullo, cresciuto più in fretta dei coetanei, ma inabile a comprendere pienamente le ragioni che spingono gli adulti a certi comportamenti, a certe scelte. Riconosce i torti dalla sua particolare angolazione di essere un bambino. È un rapporto di odio ed amore nei confronti dei grandi, anche se preferisce stare con loro piuttosto che con i bambini. Canzona gli adulti e per questo spesso le prende. Per lui lo scherzo è un atto di onestà che lo porta a dire anche cose che sarebbe opportuno tacere. Per questo nella sua testa convivono i sentimenti di vendetta rispetto a torti da lui ricevuti dagli adulti, partigiani, o traditori passati con i fascisti.

 

Nelle lotte partigiane viste con gli occhi di Pin si può leggere una guerra priva di retorica. Se per alcuni partigiani l'ideologia era ben chiara e presente, financo necessaria, per altri la giustezza della propria appartenenza non aveva un valore ideologico. Essere comunisti significava dividere tutto e combattere quelli che occupavano il paese e che avevano tolto loro la libertà. Erano "bambini" come Pin, ma non erano puri come Pin, sporcati dal loro essere adulti. Stare da una parte o stare dall'altra viene raffigurato come opportunità piuttosto che come scelta ideale. Essere dalla parte del giusto senza dare al giusto una valenza ideologica o politica è il grande risultato di questo libro che vede protagonista un bambino con tutta la sua purezza e tutte le sue storture prodotte dai comportamenti dei grandi.