Ducks. Due anni nelle sabbie bituminose

Autrice: Kate Beaton

 

Giudizio: ****

 

Un romanzo grafico di formazione che narra la vita dall'altra parte del mondo all'inizio di questo secolo e, seppure lontana dalla nostra percezione perché non sta sotto i nostri occhi, ci riguarda molto da vicino. Un racconto (im)pietoso di ciò che è la condizione di donna in un mondo del lavoro prettamente maschile, la condizione di migrante in un mondo nel quale sopravvivere richiede abbandonare la propria terra, la condizione dell'umanità che deturpa la natura per garantire la sopravvivenza della società così come è stata realizzata: profitti per pochi, sofferenza e morte per tutti gli altri.

 

Una storia nella quale la violenza, verbale e fisica, rappresenta inconsapevoli tutti coloro che ne fanno parte. Ne sono circondati e per questo ne sono parte involontaria e adottano gli schemi a loro assegnati. Il pensiero che sia il luogo e la condizione che conduce le persone a fare quello che non dovrebbero fare è un'ipotesi alla quale l'autrice si aggrappa. È assolutoria per la comunità comunque la si scorpori: le donne che si sentono in colpa per le molestie subite (credono che io piaccia loro perché qui sono l'unica donna), oppure il migrante che deve accettare di abbandonare i luoghi dove è nato se vuole sopravvivere (sofferenze provata per il voler restare ed il dover andare, lo fanno tutti, perché io no?) sono le distorsioni di un mondo imperfetto all'interno del quale vivono, nonostante tutto, tante brave persone. Ed è partendo da queste ultime che l'autrice si aggrappa all'idea salvifica che è il contesto che deturpa i comportamenti. Se fossero altrove quanto succede non accadrebbe? E se le persone che amiamo e stimiamo fossero qui, si comporterebbero nello stesso modo? Ogni comunità parcellizzata tende a fare quadrato per respingere le accuse o per garantirsi complicità nel perpretare quello che fanno tutti.

 

Una storia morale che richiede uno sforzo per non essere schiacciati dalla inadeguatezza che riguarda tutti e tutte. Le vittime che, anche quando formalmente tutelate, sanno che la loro azione verrà scambiata per altro: la reazione al sopruso sarà rigirata e volta ad incomprensibili "ricatti" anche se era chiaro che quello che è successo non poteva andare in altro modo perché se sei ubriaca è la norma che qualcuno approfitti di te anche se è padre, se è figlio, se è fratello perché in quel momento non si trova nel branco familiare, ma è parte di un altro branco.

 

Dalla quarta di copertina: "[...] restituisce l'umanità di quelle persone che svolgono il 'lavoro sporco' di cui siamo tutti complici. [...]". È il denaro, la necessità del denaro, che ci sporca facendoci fare cose sporche che distruggono l'ambiente, che costringono donne a subire "attenzioni" non desiderate, che ci allontanano dai luoghi in cui siamo nati e vissuti.