Autore: Pelham Grenville Wodehouse
Giudizio: ****
Si è portati a supporre che nella vita delle persone di un certo rango che per vivere non devono lavorare, si annidi, insidiosa, la noia. Fatto inevitabile come essere costretti a respirare. Per questo motivo alla prima supposizione si abbina la seconda supposizione che azzarda la pratica di attività fatte per soddisfare una o più passioni ed allontanare il rischioso crinale oltre il quale la noia diventerebbe padrona impedendo il passare del tempo, ma garantendo comunque l'invecchiamento.
In questo caso le due supposizioni sono disattese in un sol colpo perché i protagonisti di questo libro sono persone effettivamente impegnatissime a garantirsi lo status di nullafacenti con ingegnose attività cerebrali, progettuali, ideali. Se il cervello si scervella la noia è scongiurata senza muovere un sol dito.
In realtà, sulla via della nullafacenza, appaiono qua e là attività riconducibili ad una ipotesi di lavoro, come dirigere un giornale finanziato dal ricco marito o osservare la vita dei tritoni. Ma per questa ipotetica assonanza con il lavoro siffatte attività vengono viste con cauta diffidenza: alla direzione del giornale si preferisce trascorrere un paio di mesi nei casinò a Cannes e lo studio dei tritoni è uno stigma, una stranezza, che allontana dalla vita sociale e che solo un'anima gemella altrettanto strana ed una forte dose alcolica possono redimere. Naturalmente fa eccezione la servitù che, come dice il nome, deve servire a servire.
Il protagonista e narratore Bertram, è seguito dal maggiordomo d'altri tempi, quel Jeeves che ha risolto non meglio precisate crisi grazie al suo acume e pragmatismo tipicamente maggiordomesco, se così su può dire. Jeeves è ricercato per questo suo dono da amici e parenti del protagonista che un po' ne soffre. Come soffre del fatto che Jeeves si oppone, come può fare un maggiordomo britannico, con ogni mezzo alle orripilanti scelte in tema di abbigliamento del suo padrone.
Per questo motivo di fronte a due nuove crisi, un amico perso di vista che lo cerca per avere un aiuto ed una zia che chiede la sua presenza nella casa di campagna perché la figlia si è sfidanzata, Bertram si sente nella condizione di accantonare Jeeves ed affrontare i problemi adottando sue personali strategie certo di venirne facilmente a capo.
È esilarante leggere queste pagine nelle quali equivoci e supposizioni assai articolate, ma fallaci, allontanano la soluzione invece che avvicinarla. Ci sono stupendi dialoghi che girano a vuoto, ma che riempiono lo sterminato spazio dato dal tempo che si ha quando non si ha altro da fare. Il tutto immerso nel più caratteristico aplomb britannico quando anche il feroce insulto viene lanciato con disinvolta gentilezza, con amorevole vicinanza. Naturalmente il finale è già dato, si deve solo scoprire quanto sarà rocambolesco raggiungere la meta.
